lunedì 31 maggio 2010

FOALS - Total Life Forever

Non per altro , ma l’incontro con i Foals mi riaccende le passioni primitive che solo i Talking Heads seppero regalarmi.Una vibrazione che scuote tutto il mio corpo. Braccia che si muovono, gambe che battono il ritmo. Impossibile per me resistere e non ballare. Bloc Party, TVon The Radio,  per citarne alcuni, hanno provato a fargli il verso. Questi mi sembrano un tantino sopra la media e il precedente album suscitò l’attenzione dell’ NME. Privo di orpelli e baggianate varie fu un gran bell’esordio. Ora si consacrano con suoni che spaziano dalla dance al punk con incursioni prog e basi funk. Un climax che lentamente ti avvolge e ti teletrasporta in paesaggi onirici. Il marchio Foals regge ancora. Insomma, sarà anche scontata la battuta, ma i puledri dimostrano di essere di razza. Buon ascolto.
Giamp

sabato 29 maggio 2010

Per questo mese ho avuto veramente l'imbarazzo della scelta. E siccome molte delle canzoni scaricate (vi ricordo che sono assolutamente gratuite, non perchè le ho comprate io e ve le regalo, ma perchè rese disponibili dagli artisti, in rete) erano al femminile, non ho potuto fare a meno di creare una mega playlist a mo' di partita di calcio 11(donne) contro 11(uomini). A mio parere un bel sentire per entrambi, forse, con prevalenza per i maschietti (ce ne sono 3-4 ad alto contenuto rock che mi stendono). Buon week end a tutti. A lunedì.

venerdì 28 maggio 2010

HOT HOT HEAT - Zero Results
















Altro nuovo disco in arrivo l'8 giugno è quello del quartetto di Vancouver, Hot Hot Heat. Si chiamerà Future Breeds. La canzone che ci regalano (ma proprio regalano) è Zero Results che da quanto leggo non rappresentativa del nuovo album ma a mio parere molto accattivante. In attesa di ascoltare il resto di Future Breeds a voi la sentenza sulla canzone.
ARCADE FIRE: prima e dopo
L'amico Greg Petrelli, nel commentare il post precedente, mi ha segnalato questa esibizione live al Conan O'Brien degli Arcade Fire che cantano Laika dal loro primo album Funeral. Una band davvero ottima e coperta da rischi di cadute sul palco visto l'uso del casco di alcuni di loro. Più sotto vi ripropongo i due brani ufficiali del nuovo album in streaming.



Arcade Fire – The Suburbs


Arcade Fire – Month of May

giovedì 27 maggio 2010

ARCADE FIRE - The Suburbs
Questo il titolo dell'album in uscita il 3 agosto, mentre quella che vedete sotto sarà la copertina. Sono davvero curioso di ascoltare l'intero cd, anche perchè la canzone omonima è davvero molto piacevole e che potete ascoltare, tra l'altro, sul loro SITO senza i tagli, dovuti alla messa in onda della versione radiofonica. In più anche il testo.


Soft Healer – Gentle One
DEPECHE MODE - Hole To Feed

La lingua batte dove il dente duole !!!!! Uno dei temi più ricorrenti, da sempre, nei testi e nella musica (non da meno in quella dei Depeche Mode) è il sesso. La clip dei Depeche, in assoluto stile Elettro-Industrial, non lascia dubbi. Il messaggio è: ” Fatelo e non preoccupatevi di ciò che si mormora” !!! Che sia una limonata facile o che sia l’atto sublime ad essa legato l’importante è goderne appieno. E poi studi scientifici non fanno altro che considerarne l’uso terapeutico ad esso legato. Chi ha orecchie per intendere intenda !!!!
Giamp

martedì 25 maggio 2010

SONNY SMITH, Arte e Tramonti.
L'incredibile Sonny. Uno di quei personaggi per cui la parola artista non è affatto abusata. Assolutamente ignaro della sua esistenza ne faccio piacevolmente conoscenza scrollando uno dei tanti blog musicali ai quali faccio riferimento per il rifornimento di questo blog (scusate la scazzottata fonetica). Mr Smith (cognome così banale e inversamente proporzionale alla sua arte) ha trascorso l'ultimo anno realizzando un progetto titanico davvero originale che si chiama 100 Records e presentato alla galleria 16 di San Francisco: in pratica Sonny Smith ha scritto i titoli di 100 canzoni e inventato i nomi di 100 band fittizie. Poi ha mandato questi titoli e questi nomi a 100 artisti visivi della scena americana tra cui Ed Ruscha, William Wylie, Chris Johanson, Tucker Nichols, Rex Ray, Chris Duncan, Emily Prince etc. chiedendo loro di realizzare le copertine a questi fanotomatici dischi. Gli stessi artisti hanno accettato di buon grado e Sonny, al ritorno degli artwork, ci ha scritto e registrato sopra la bellezza di 200 canzoni (2 x ogni cd). Tutta l'opera, infine, l'ha caricata in un unico juke-box da lui stesso realizzato e messo in mostra appunto alla galleri di San Francisco. Beh, che ne dite? Visto mai niente di simile? Io no. (Ulteriori informazioni a questo link)

Non pago di questo immenso lavoro, poi, Sonny Smith, ha pubblicato da poco un nuovo album intitolato Tomorrow Is Alright insieme ai Sunsets (ovvero altri musicisti e autori quali Tahlia Harbour dei Citay che hanno collaborato alla realizzazione dell'album). Un disco sonnacchioso e dal "tramonto" facile. Scivola via senza lasciare profonde tracce, tranne che per Stranded, che  è vero, non alza il volume dell'album, ma ha un ritornello scanzonato che non smetto di cantare da giorni. La stessa Stranded è uscita in un 7 pollici che include nuovi titoli ed ha questa bellissima copertina anni '60. Oltre alla canzone di cui sopra, vi lascio il video di presentazione della sua opera omnia 100 Records e il video di Strange Love, traccia n. 3 del disco Tomorrow Is Alright. Belle cose.




















Sonny & the Sunsets - Stranded




lunedì 24 maggio 2010

STONE TEMPLE PILOTS - [ST]


Fanatico come sono stato del periodo Grunge (in termini non solo di sviluppo musicale), non potevo farmi mancare l’ascolto del nuovo disco degli Stone Temple Pilots che tornano dopo dieci lunghi anni dal precedente e poco valevole disco Shangri Laa Dee Da. Lo scetticismo in questi casi è d’obbligo cosi come lo è stato alla fine di settembre per il ritorno degli Alice in Chains, scetticismo che poi per fortuna è andato in parte a farsi fottere (così come direbbe d’Alema ad un giornalista antipatico e quanto mai rompipalle) dato che il disco scorre su temi tutt’altro che ripetitivi, in linea invece con una equilibrata qualità dimostrata in passato dagli stessi. D’altro canto “l’argent il fait la guerre” dicono i francesi e “Business is Business” dicono gli americani per cui se tanto mi da tanto ovvia era l’attesa per una delle grandi band del periodo grunge come gli Stone Temple Pilots. Il disco in sintesi che vedrà il rilascio al 25 maggio non mi pare da un ascolto veloce disco di grande magia, ma nella mediocrità di band che continuano a vender vagonate di dischi forse tutto sommato rimane accettabile. Il problema vero è che purtroppo qualcuno dovrà pur dirglielo che il Grunge è imploso con la morte di Cobain e i presupposti per continuare si sono estinti, quelli generazionali, men che meno da tale cataclisma sono scampati quelli musicali ad esso collegati. E poi anche il titolo abbastanza scontato - Stone Temple Pilots - la dice lunga sul vero obiettivo di questa operazione. Ma in mezzo a tutta la bagarre di LadyGaghe e NickelBack che girano per il mondo, c’è posto anche per loro. Buon ascolto.
Giamp

(sul sito http://www.billboard.com/ l'intero album in streaming)

venerdì 21 maggio 2010

IT'S SATURDAY !! ... fUNKY tIME !!

Modi differenti di trascorrere il sabato. Domani mi tocca il secondo round di festa matrimoniale, anche se questo si preannuncia molto chic, il che mi obbligherà a contenere le quantità e le modalità di fuorisuscita di gas intestinali. Gli sposi inoltre hanno assicurato che il tutto finirà entro le 18 e 30 (ahahahahahah ndr). Comunque se facciamo le 20 e 30 va bene uguale (C'E' LA FINALE DELL'INTEEEERRR!!!! non voglio aspettare altri 40 anni, a 80 anni finirei per perderla lo stesso, entri ed esci dal bagno per via della prostata o per cambiare il catetere ...).
Per chi invece ha intenzione di organizzare un party casalingo vi lascio queste due belle proposte musicali. Madame Solex con Jon Spencer per un bell'album di funk con taglio, copia e incolla. L'album, da poco uscito, si chiama Amsterdam Throwdown, King Street Showdown!. Mentre, dalla terra di Albione una raccolta di canzoni funky degli autori più gettonati del momento dal titolo Tru Thoughts Funk Compilation. Divertitevi, and so do I.


Pearl Jam - Jersey Girl
live 18/05/10 Prudential Center Newark, NJ

Mentre volge al termine il tour americano per approdare in Europa, i Pearl Jam continuano a seminare cover e a raccogliere consensi. Questa è una bella versione della canzone di Tom Waits, Jersey Girl, toccante e molto sentita dai presenti, proprio perchè parla di una ragazza del Ney Jersey.



Got no time for the corner boys,
Down in the street makin' all that noise,
Don't want no whores on eighth avenue,
Cause tonight i'm gonna be with you.
A R C A D E      F I R E

A. The Suburbs
AA. Month of May

mercoledì 19 maggio 2010

Ricordiamoci di santificare Bartlett


Sempre innumerevoli le nuove uscite discografiche. E allora, per non intasare la consueta playlist del mese vi anticipo ancora, qualche primizia dal giardino indie. Le tre che potete ascoltare qui sotto sono in uscita tutte il il 25 di maggio. Attendo soprattutto il nuovo di Jurado. Dopo lo splendido On My Way To Abscence, i successivi due album mi avevano lasciato indifferente. Cloudy Shoes mi piace molto. Speriamo anche il resto del disco che si chiamerà Saint Bartlett.

martedì 18 maggio 2010

THE BLACK KEYS - Brothers

Dopo il mezzo passo falso di Attack e Release i Black Keys si ripresentano nella loro veste più smagliante. I due di Akron, reduci tra l’altro, da esperienze individuali che hanno visto Dan Auerbach sfornare Keep it Hid osannato dalle critiche (e da me personalmente divorato nella scorsa estate) e Patrick Carney gigioneggiare con il progetto parallelo a nome Drummer con il discreto Feel good together  (passato quasi inosservato). E per non restare a girarsi i pollici, in questi due anni che li hanno separati dal precedente lavoro, hanno anche imbastito una collaborazione con alcuni nomi ( RZA, Q-Tip e Mos Def per dirne alcuni) del parterre Hip- Hop e r’n’b che ha prodotto un lavoro a nome Blakroc, a detta degli esperti del settore, una esperienza felice. Anche a non voler essere tirati in ballo ci si accorge che la loro musica è plurigettonata in molti ambiti. Colonna sonora per molte pellicole cinematografiche ( Cloverfiled-School of Rock-Cash Back) o per serie televisive di spicco ( Dexter- O.C. ) e non da meno gli impegni nei principali festivals ( Coachella- Loollapalooza- Bonnaroo) e come apripiste per Pearl jam, Radiohead, Beck, Gnars Barkley and many more. Anche gli accostamenti a loro esimi contemporanei non li lasciano in pace, Leggasi White Stripes o The Kills ( se non altro per il fatto che entrambi sono in due a tenere in piedi la baracca). Forti quindi del successo, di questo intreccio di esperienze roots e legami con la black music sfoderano Brothers, sesto album a nome Black Keys. Album che si nutre con golosità di radici rock americane e che non lascia dubbi sulla strada che hanno intrapreso all’esordio, i due. Il disco, che ha visto la luce il 17 (che affollamento in questo periodo), si propone di non deludere dal primo ascolto. Il singolo Tighten Up che apre le danze è tra l’altro anche molto spassoso. Pilotato magistralmente dalla produzione di Mr. Brian Joseph Burton, al secolo Danger Mouse. Roba da far ballare anche i dinosauri. Long life to the blues, long life to rock…….Brothers!!!! Buon ascolto.
Giamp

lunedì 17 maggio 2010

Forest FireFortune Teller

GRANDADDY - Elevate Myself

Succede tutti gli anni. Nel primo giorno di caldo sentito, primaverile. Esco di casa, scruto il cielo, lo ringrazio, mi lascio scaldare per bene dai raggi ultravioletti e, quando il corpo ormai sazio dei benefici ad esso apportati mi da il la, nella mia testa parte il giro iniziale di chitarra di Elevate Myself dei Grandaddy. E' successo anche nei giorni scorsi. Così non mi sono lasciato sfuggire l'occasione per raccontarvelo. Non è che stravedevo per i Grandaddy; Under the Western Freeway sì, un lusinghiero esordio con 2 mirabili canzoncine super accattivanti, A.M. 180 e Summer Here Kids e anche una bellissima copertina (chissà se piace anche a Lucien).  Il seguito è stato di altri 3 album che hanno lasciato ben poca traccia e qualche bella canzone. Elevate Myself, una di quelle appunto, tratta dal loro canto del cigno del 2006 Just Like The Family Cat. A qualcuno mancheranno, a me no. Adesso però mi rimetto gli occhiali da sole e mi elevo anch'io tra le nuvole insieme ai nonnetti.

mercoledì 12 maggio 2010

LAURA MARLING - I Speak Because I Can

Una luce mi apparve tra le ombre dei pini, era la luce che emanavano gli occhi della Grazia fattasi musa ispiratrice. Una luce velata e soave, tenera, affettuosa. Una luce che mandava via ogni preoccupazione sino ad allora viva in me. Nulla più poteva spaventarmi se non la sua immensa aura di delizia. Nulla poteva schiodarmi e rendermi libero da quelle parole sussurrate che non invocavano niente, nient’altro che solo di essere sognate, gridate al mondo, nient’altro che di essere assaporate così come quando si coglie un frutto succulento. Ed io penitente di fronte a siffatta “beltade” mi cosparsi di rugiada il viso e mi lasciai sprofondare nelle sue dolci labbra, labbra tenere e scarlatte come il fuoco, labbra capaci di ammaliare con il loro movimento, labbra che proferivano parole dall’effetto inebriante. Mi distesi sul prato e mi lasciai indurre al sonno tra le braccia di Morfeo. Lei poteva tutto, figurarsi se non poteva parlarmi, lei poteva parlarmi di speranza e di oscurità di frutti preziosi e di donne servili e pazienti di demoni e di addii alla propria patria, di tenebre e di Mitologia. Questo era quello che in fondo io volevo, ascoltare !!!!! Buon ascolto.
Giamp



WOVEN BONES - In And Out And Back Again -

Non è il Texas di Willie Nelson, Lightnin' Hopkins, Buddy Holly, Roy Orbison, T-Bone Burnett, Johnny Winter, Stevie Ray Vaughan, Townes Van Zandt, Janis Joplin, ZZ Top (doverosi omaggi) ma degli Woven Bones, che si uniscono, con questo album d'esordio, alla lunga lista delle band newyorkesi che nel 2009 hanno ingolfato la scena. In & Out & Back Again, anche se non completamente immune da scrupoli di originalità, sembra voler aspirare a qualcosa di più profondo della superficialità di gruppi moderni lo-fi più in voga, tentando di raggiungere le influenze gotiche degli anni '80 e '70 glam fin quì non ancora sentite. Andy Burr canta come un incrocio tra Marc Bolan e Ian Curtis ed è forse la cosa migliore del disco, oltre al fatto che dura 26 minuti. Altre influenze piuttosto evidenti - Spacemen 3, Troggs, e qualcosa dei Ramones. Vi posto lo streaming dell'intero album. Buon ascolto. 
Marlene Kuntz - Musa

Stamattina sono uscito presto e non ho potuto salutarLa a dovere. Questa è per te.



E' una questione di qualità:
la tua presenza
rassicurante e ipnotica
mi affascina
e gioca col mio senno
e ne lascia ben poche briciole.


E io amo darlo a te,
o amabile
custode degli sguardi che
ti dedico
fra lo sragionamento e l'estasi
degli amplessi magnifici,


perchè tu sai come farmi uscire da me,
dalla gabbia dorata della mia lucidità;
e non voglio sapere quando, come e perchè questa meraviglia alla sua fine arriverà.


Musa: ispirami
Musa: proteggimi
Ogni ora


mi strega e mi rapisce
la tua giovane
saggezza incomparabile
(che ossequio)
e l'eleganza di ogni tua
intenzione è incantevole.


e quando ti congiungi a me
sai essere
deliziosamente spinta
e indocile,
coltivando le tue bramosie
sulle mie avidità.


tu sai come farmi uscire da me,
dalla gabbia dorata della mia lucidità;
e non voglio sapere quando, come e perchè questa meraviglia alla sua fine arriverà.
e sai come prenderti il bello di me
mettendo a riposo la mia irritabilità;
e non voglio sapere come riesci e perchè:è una meraviglia, e finchè dura ne godremo
insieme.


Musa: ispirami
Musa: proteggimi
Musa: conducimi
Musa: adorami
Musa: noi ne godremo insieme


voglio aver bisogno di te:
come di acqua confortevole.
vuoi aver bisogno di me? troverai terreno fertile.

lunedì 10 maggio 2010

All Kinds of People ~ Love Burt Bacharach
Splendido tributo a Bacharach. Altro non è che una raccolta di grandi classici di BB eseguiti da una serie di (per lo scrivente ) sconosciuti giovani artisti giapponesi i quali in fondo si ispirano da sempre alle melodie pop orchestrali anni 60-70. Bacharach d’altronde sempre più diventa figura guida delle nuove generazioni musicali (She and Him - Naked Eyes - Sondre Lerche - Rufus Wainright per non dimenticare i veterani Costello e Stereolab ) ma anche da parte di artisti della scena indie americana. Il ruolo di produttore di Jim O’Rourke (sotto il cui nome viene pubblicato il disco) si fa sentire in questo caso. Ed ecco allora giustificata la presenza di Thurston Moore dei Sonic Youth e Glenn Kotche, batterista dei Wilco (di cui ha prodotto A Ghost is Born, ricordate??). Ma la stranezza del disco non è di per se la musica in esso contenuto.
Nulla di differente dallo stile di O’Rourke, ne tantomeno il titolo esplicativo delle passioni della gente. La cosa che colpisce è che sarà per ora pubblicato solo in Giappone escludendo audience occidentali.
Forse da qui la presenza di nomi più o meno conosciuti della scena musicale giapponese (Yoshimi, Kahimi Karie, Akira Sakata...). Avrei, per quel che conta il mio parere, preferito la partecipazione di un numero maggiore di band occidentali ed è per questo che vi lascio pertanto l’ascolto di “(There’s) Always Something There To Remind Me” eseguita da Thurston Moore (Sonic Youth) e Glenn Kotche (Wilco), che vi metto qui sotto. Buon ascolto.
Giamp

venerdì 7 maggio 2010

TOM PETTY & THE HEARTBREAKERS
# Live @ Rockpalast Hamburg - 23/04/1999 #

Ho un bel ricordo di questo doppio bootleg, ovvero l'espressione del mio amico Giamp che entra nella mia camera mentre ascoltavo Breakdown: letteralmente fulminato dai decibel emessi dalle casse. Concerti che ti prendono e ti rivoltano come un calzino (sempre beati i presenti). Più di due ore e mezza di sano rock. Se volevate un week-end alternativo, eccovi serviti. Commenti?





CD 1
1. Around Around – 2. Jammin’ Me – 3. Running Down a Dream – 4. Breakdown – 5. Call Me The Breeze – 6. Swingin’ – 7. Don’t Do Me Like That – 8. Diamond Head – 9. Mary Jane’s Last Dance – 10. I Won’t Back Down – 11. Listen To Her Heart – 12. Green Onions – 13. It’s Good To Be King – 14. Lucille

CD 2
1.Little Maggie – 2. Lay Down That Old Guitar – 3. Walls – 4. Angel Dream – 5. For What It’s Worth – 6. Room At The Top – 7. Guitar Boogie Shuffle – 8. American Girl – 9. Honey Bee – 10. I Don’t Wanna Fight – 11. You Wreck Me Baby – 12. Free Girl Now – 13. Free Fallin’ – 14. Gloria – 15. Learning To Fly

giovedì 6 maggio 2010

ERLAND & THE CARNIVAL - [ST] (2010)

Mi avevano a suo tempo sorpreso The Bad The Good and The Queen, con le loro sonorità molto britanniche. Sonorità che conciliano molto con il clima in cui si svolge il progetto, la Gran Bretagna. Melodie che invitano alla pacatezza e ti conducono verso il desiderio di adagiarsi sul divano a gustare la lettura di un libro. Il loro disco così come si preannunciava, è rimasto per ora unico almeno sotto quel nome. Ma non è di loro che voglio parlarvi, ma di altre sonorità (per certi versi simili ai suddetti), che giungono alle mie orecchie in questo periodo del 2010 e che vanno sotto il nome di Erland and the Carnival. Non un super gruppo, ma un gruppo che come i primi si fregia di avere nella line-up lo stesso chitarrista, Simon Tong, dei succitati, ma anche David Nock (ex Cult e Orb e Fireman ) e come mentore Gawain Erland Cooper,appunto, chitarrista e cantante folk norvegese. E poi l’aver registrato il disco negli studi di Damon Albarn (che gran da fare che ha ‘sto uomo!!!) non è elemento da sottovalutare. Il tutto ad equilibrare appunto i gusti di chi affine proprio non è con la musica folk ne tantomeno a quella di origine degli altri elementi della band. Forse il pregio maggiore degli ET&C sta proprio nell’aver messo insieme bene gli ingranaggi di questa macchina per dare alla vita melodie adatte alle platee moderne. Una sorta di re- packaging di ciò che fù il folk o ancora la rievocazione della musica dei Blur, dei Verve o dei Cult. Operazione non facile. Il nome, poi, prende spunto da un brano, qui magistralmente coverizzato, di Jackson C Frank, My Name Is Carnival. A tratti quest’album appare come una colonna sonora suonata dai Doors o dai Cream in tempi attuali con il bisogno di mutare la loro primitiva ed istintiva ispirazione per condurla in un Luna Park da sogno. La voce suona profonda, molto simile a tratti a quella di un predicatore come Leonard Cohen. Le sonorità spaziano dai Decemberists fino alle radici del folk, scomodando Pentagle, Fairport Convention o ancora Tudor Lodge. E poi in un periodo così affollato da band (Fleet Floxes - Shearwater - Beach House) che rivisitano il folk e le sue innumerevoli sfaccettature, a me pare che loro lo eseguano in maniera egregia e non da meno dai loro diretti concorrenti. Se di questi tempi allora la meteorologia ci gioca brutti scherzi con improvvisi acquazzoni e cambi di temperatura non lasciatevi intimorire, copritevi, mettetevi comodi e premete play con gli Erland and C. inseriti nel lettore e auspicatevi di non raffredarvi, pena un sonoro ETC…iùùùùù !!! Buon ascolto.
Giamp

Erland and the Carnival - My name is Carnival




mercoledì 5 maggio 2010

WOLF PARADE - Esposizione in anteprima
Li ho decisamente snobati con i primi due dischi, così li ho riascoltati e snobati di nuovo. Ma le due canzoni che anticipano il nuovo album, Expo 86, (a poco meno di 2 anni dall'uscita del precedente At Mount Zoomer e che troveremo nei negozi il 29 giugno) mi piacciono davvero tanto. Curiosamente in attesa, di ascoltarne il resto vi lascio le due canzoni in streaming, eventualmente (per chi volesse) dovreste trovarle anche da scaricare gratuitamente sul sito di Pitchfork. Buon ascolto.

Wolf Parade – Ghost Pressure


Wolf Parade – What Did My Lover Say (It Always Had To Go This Way)

martedì 4 maggio 2010

THE DEAD WEATHER - Die bye the Drop
(mala tempora currunt)

Si scrive Jack White, si legge White Stripes (dei quali ho apprezzato White Blood Cell), si copiaEincolla Raconteurs e Dead Weather. Degli spin-off di Jack, invece, non nego di aver consumato il primo dei Raconteurs, mentre i Dead Weather non mi vanno proprio giù. Complice anche quell'orribile quanto inutile secondo video (treat me like your mother) tratto dal loro primo album. Sinceramente non ho ben capito quali direzioni stia prendendo la vita artistica di Jack (e neanche me ne frega una beneamata sia chiaro). L'unica cosa che sembra chiara è la sua voglia di suonare (o necessità) in una band più allargata, vista la notevole produzione musicale degli ultimi anni, che ha preferito a quella con la sorellina Meg. Invero devo ammettere che non ho ancora ascoltato l'intero nuovo album, Sea of Cowards available a giorni, ma la canzone che lo preannuncia sembra la continua del precedente album, ovvero una versione più gotica dei Raconteurs e dei White Stripes. Il video, però, stavolta mi è prorpio piaciuto.

GNAM, DO RE MI FA SOL , BUUURP!


Questo in sintesi. Poi Giamp ha voluto il resoconto completo e allora eccolo: mattina in chiesa per il primo round a testimoniare. Round, sì: eravamo schierati a sinistra io e mia moglie Elvira, quali testimoni della sposa, più parenti affini, a destra gli altri due testimoni: Lei in particolare era una sorta di meravigliosa quanto spaventosa Clarabella in abiti andalusi e cappello nero a falde larghe che le ombravano il viso già devastato dal pesantissimo trucco nero. Il momento topico è stato, quello dell’eucarestia. Tra lo scontatissimo mormorio generale, io, Elvira e mia suocera siamo rimasti a “bocca asciutta”, in quanto sconfessati, mentre mio suocero, bigotto in attesa di beatificazione e volto trasfigurato dall’incresciosa situazione, si prendeva carico dei nostri peccati e si pappava 3 porzioni di sacre ostie (3 no, ma il resto è vero). Al ristorante: alle 14,30 parte la maratona. All’esterno della sala ricevimenti, i “concorrenti”, giunti affamati dopo le fatiche iniziali della giornata, scalpitano come cavalli alla partenza per ingozzare i primi spuntini, alternando sguardi di prenotazione virtuale del tavolo da aggredire e sguardi cagneschi verso i possibili avversari, cercando di fare terra bruciata. Tutto inutile: dopo aver ricevuto il via dal brindisi degli sposini, tutti i partecipanti, ma proprio tutti, si lanciano (o vengono lanciati dai propri parenti a seconda dei casi) per l’assalto agli aperitivi, che in breve terminano la loro esistenza terrena. Placata l’ira degli estremisti filo intestinali si procede all’esecuzione dell’altro rituale previsto, ovvero delle foto di amici e parenti con gli sposi: un bel vedere, non c’è che dire tra gente che passava la lingua per pulirsi i denti e coppie di anziani, un tempo 2 cuori e una capanna, ora 2 bocche e un solo impianto dentistico cosiddetto ‘a riassunto’ per via della scarsa presenza di denti nel cavo orale. Fatta anche questa, si passa al clou della giornata e si entra in sala. Via le giacche, i giubbotti, le cravatte, i tacchi dalle scarpe … e il cappello di Clarabella, le successive 9 ore trascorrono all’insegna del consueto caos sonoro-culinario: portate dei piatti dai nomi altisonanti e relativa presentazione scenografica (che alla fine si sono rivelate il solito “trionfo di normalità gastronomica immerso nel fiume delle cantine viti vinicole della zona”); figli alle prese con il pasticcio del giorno (che so acqua-aranciata-coca o patatine con ketch-up e maionese <> ); canzoni italiane bruttissime (me ne viene in mente una di D’Alessio), che venivano maltrattate e torturate al punto da essere trasformate in bellissime cover trash-punk; gente tarantolata che ballava e continuava a gridare, forse in segno di gratitudine “evviva gli sposi!!, e per gli sposi hip hip hip hurrààà” … questo all’inizio, mentre alla fine della 5^ bottiglia è cambiata la dizione diventando “evviva gli spoouuussiii !!! e per gli spoouuusssiii etc…”; e ancora l’ottimismo di uomini e donne pressati nei loro abiti che non mettevano da anni (tranne quello di Clarabella, of course), mentre il seno di una signora, diventato violaceo a causa delle restrizioni del 41bis inflittole, guardava negli occhi la padroncina e la implorava di farle uscire fuori per buona condotta, o quanto meno, concedere loro una più che meritata ora d’aria. Immancabili, come preannunciato, il trenino Bardot-Peugeot e Io Vagabondo e un tristissimo finale a cura del trio animatore della giornata con un 1-2 da ko (che ad oggi non ho ben capito se dedicato in particolare allo sposo e al suo passato …) All By My Self e Uomini Soli … mancava sola la lettura di un brano tratto da Cent’Anni di Solitudine di Marquez e il quadro sarebbe stato completo. Ah dimenticavo: alla fine la vera trionfatrice della giornata è stata, come sempre, la mia vescica bionica: 11 ore filate senza fare pipì, non so che farci, me ne dimentico. That’s all. Evviva gli sposi!! Anzi, gli SPOOUUUSIII !!!