venerdì 30 ottobre 2009
(beggars banquet , 1997)

Un rock avvolgente , con sonorità ipercompresse, eteree. Suoni come fuoriuscissero da una radiolina sgangherata, suoni imprigionati, sonorità che non lasciano vie di fuga. Simmetrie circolari disegnate dalla linea di basso e dalle ripetitività dei riff di chitarra acustica ed elettrica, rendono sì compatto e uniforme il disco, ma anche essenziale e poco espressivo, talvolta senza calore. Una via che anche altre band (che prima di loro avevano provato), hanno lentamente abbandonato. E pensiamo principalmente agli Smashing Pumpkins. Un disco che lentamente come una marea, come un’onda lentissima, ti avvolge non per colpirti rapidamente, ma piuttosto per saturare la tua scatola cranica e vederla implodere. Questo in sintesi il secondo difficile lavoro degli Swell di S.Francisco, cantori urbani,introversi e contorti delle ansie esistenziali della loro era, la cui musica ribolle di umori depressi e di debolezza. Uno standard di suoni, quello ottenuto in questo disco, che altre band non sarebbero riuscite a mantenere con così costante inquietudine, ma anche con dedizione. Le premesse nella costruzione del disco avrebbero portato altri a mollare il progetto. Continui cambiamenti di rotta. Produzioni non azzeccate. Registrato in ben 4 differenti studi di registrazione – LA, SF, Hollywood ed infine NY con il magistrale Kurt Ralske ( mr. Ultra Vivid ) Ma non finisce qui. Quando tutto sembrava fatto la casa discografica decide di non lanciarlo. E via di corsa verso un’altra etichetta ( Beggars Banquet ) Praticamente una impresa omerica,una Odissea vera e propria. Un lavoro che non ha premiato gli Swell. Un lavoro che nel millennio in cui è stato concepito non ha ricevuto la giusta ricompensa. La frenesia che ci accompagna nell’ipermodernità, non lascia spazi per riflettere così come il disco impone. Ma affrontiamo in profondità il disco. Too Many Days Without Thinking del 1997 e` un'opera valida ed eccentrica, adulta e commovente. Freel è uncantautore dal carattere di Mark Kozelek (Red House Painters) e Mark Eitzel (American Music Club). Il trio che l'accompagna e` degno erede della tradizione del folk-rock psichedelico di San Francisco, (Jefferson Airplane in primis), con in piu` una ricercatezza stilistica degna di un musicista classico. Ricco di spezie country e blues, danneggiato da sottili graffi elettrici, e venato di ritmiche imprevedibili, il sound si innalza in soluzioni armoniche e seducenti. Il tono medio del disco e` rappresentato da cantilene stralunate alla Syd Barrett, come Fuck Even Flow e The Trip con cambiamenti d'umore annessi. Throw The Wine si trascina per un po' in uno shuffle ondeggiante; When You Come Over conduce una melodia innamorata sul filo del rasoio tra scarno e bizzarro; What I Always Wanted e` una ballata dimessa, cantata sottovoce e suonata in maniera barocca, come avrebbero fatto i primi King Crimson. Sunshine Everyday chiude l'opera in maniera impressionista, giocando sui contrasti fra il canto in trance e la cadenza concitata della batteria. Degni eredi della tradizione folk-surreale, gli Swell hanno proiettato nella canzone d'autore un'insolita capacità scenografica. Peccato aver perso le loro tracce.
Buon ascolto
Giamp
lunedì 26 ottobre 2009

venerdì 23 ottobre 2009


Buon ascolto
Giamp
[track list]:
01 truth hits everybody - 02 so lonely - 03 fall out - 04 born in the 50's - 05 hole in my life - 06 bed's too big without you - 07 be my girl- sally - 08 message in a bottle - 09 peanuts - 10 roxanne - 11 next to you - 12 i can't stand losing you - 13 bed's too big without you
martedì 20 ottobre 2009
Fedeli alla linea

E la lista è molto lunga. La prima cosa che mi è venuta in mente sono i CCCP, CSI che dir si voglia, che ritrovo in particolare nel modo di cantare di Appino e in generale anche in alcune sonorità presenti nel disco. Molti li conoscono come quelli che hanno fatto un disco, Villa Inferno, con la collaborazione di Brian Ritchie dei Violent Femmes. Questo invece è il loro primo album tutto in italiano anche se hanno già fatto sapere che non sarà certo una regola. L’album si segnala in particolare per i testi, molto arrabbiati ma non urlati e mai banali. La presenza di NADA (sempre più a suo agio con la parte alternativa della musica italiana) impreziosisce il disco in Vuoti a Perdere cantata tutta da Lei in un un tirato funy con finale spumeggiante rock che riporta la mente a tali Litfiba dei periodi migliori. Le altre canzoni dell'album che più mi hanno convinto dell’album sono la lunga e bellissima It’s Paradise, Gente di Merda già presente nella compilation Il Paese è Reale curata da Manuel Agnelli degli Afterhours (qui la recensione) e la conclusiva Canzone di Natale. In definitiva un lusinghiero album elettroacustico che lascia ben sperare per un luminoso futuro della band, in italiano o no.
Gianni Ragno
venerdì 16 ottobre 2009
giovedì 15 ottobre 2009
lunedì 12 ottobre 2009

Buona lettura
mercoledì 7 ottobre 2009

Ma voi ce lo mandereste vostro figlio a cantare in un coro per accompagnare uno sconosciutissimo gruppo indie che si fa chiamare “le ossa dell’uomo morto”?!?!?!? Beh, negli States succede, in Italia… mmm…. vediamo: ho portato mio figlio di 8 anni a lezioni di chitarra. Dopo la prima disastrosa giornata, fatta di conoscenza delle note e del loro corretto riporto in un disegno, ho detto alla responsabile (donnatuttadunpezzo, lunga militanza in conservatorio, spalle dritte, volto deturpato da cosmetici strappa peli, sguardo da Crudelia De Mon e il fumetto sulla sua testa che la segue come la nuvoletta di Fantozzi con dentro scritto “bello mio qua se fa come dico io oppure vedi de annàaff**”) che il bambino ha una concezione della musica del tipo “l’ultima volta che siamo passati in macchina vicino la chiesa di quartiere stava cantando a squarcia gola Highway To Hell degli ACDC”. A quel punto la gentile signora pur di ingoiare il rospo e intascare il mensile ha fatto un’espressione da pesce palla che diceva “mostro di un genitore!”. Questa lunga divagazione per presentarvi i Dead Man’s Bones, duo californiano (pare siano 2 attori prestati alla musica). Non si conosce bene le genesi di questo album che sembra in origine dovesse essere la colonna sonora di un opera teatrale non andata a buon fine. Sta di fatto, che poi, con l’aiuto del Coro dei ragazzi del Conservatorio di Silverlake, che hanno accompagnato la mini-band in gran parte delle canzoni, ne è venuto fuori un sorprendente album di melodie gotiche che dirvi non so. Ma ascoltare questo tappeto noir di musiche che sembrano venir fuori da un film di Tim Burton non mancherà di soddisfare il fine palato di chi è alla ricerca di qualcosa di diverso. Vi segnalo My Body's a Zombie For You, Pa Pa Power, Lose Your Soul, Flowers Grow Out Of My Grave. Gianni Ragno
martedì 6 ottobre 2009

A me piaceva quell’ insistente ticchettare che riproduceva un piacevole suono legnoso e ritmato.
Ma l’insegnante, fermo e ringhioso, di seguito all’insistenza dei quel ticchettare rincorreva attorno alla cattedra e ai banchi l’allampanato Copeland. E neppure l’abuso di mezzi correttivi che i genitori, su monito della scuola, adottavano, riusciva a fargli passare quella stramaledetta passione. Dunque Copeland crebbe con il ritmo nel sangue e nelle sue nervose dita affusolate - e per l’intera sua pubertà, qualunque superficie orizzontale (idonea) risuonava del suono secco e legnoso delle sue dita assottigliate. Arrivato a 15 anni chiese in regalo una batteria ma si sa non è che le famiglie di quel paese con le pezze al culo navigassero nell’oro. Non era mica Paperopoli e di banchieri disposti a farti credito nemmeno l’ombra. Ma la tenacia di Copeland non conosce soste e si mise a lavorare come sguattero, cameriere, e cresta oggi , cresta domani racimolò i soldi necessari per la sua prima batteria. Quando ci regalò la sua prima performance convenimmo che per essere uno che non aveva mai pestato sulle pelli di una batteria , ci sapeva proprio fare. Nella città dalle pezze al culo di gruppi ce n’erano tanti ma di batterie poche, e siccome a voler imitare i Neri per Caso erano in tanti , quando giunse la voce che una batteria nuova era arrivata in paese, le band cominciarono a gareggiare per accaparrarselo e magari tentare di essere The Cure. Chi se lo aggiudicò ebbe più che una botta di culo. Ne ebbe tre.
Una perché avevano la batteria, due perché per le prove potevano usufruire del garage di proprietà dei genitori di Copeland e tre perché avevano anche il Treruote Ape 600 giallo cachi con cui affrontare un eventuale tour. Il primo gruppo , me lo ricordo benissimo , ribattezzato i Fetori Malefici, emanavano alla fine delle prove un olezzo misto di cannabis, vino, sudore ascellare rappreso , capelli unti di olio rifritto, tanto che nessun intruglio chimico in commercio era in grado di alleviarne il tanfo. Ancora me li ricordo, nei pomeriggi di primavera, deformare a manetta Pink Floyd, Frank Zappa e Led Zeppelin. E ricordo anche la vecchietta di sopra la quale non riusciva più nemmeno a rifiatare, tanto che, tempo dopo, la trovarono stecchita incomprensibilmente. I primi ingaggi arrivarono ed io forte della grande amicizia con Copeland, mi prodigavo a smontare e montare la sua batteria. Chissà che un giorno quando Copeland fosse stato ingaggiato da una band con i contro-cazzi io non diventassi il suo manager o addirittura il suo roadie personale. Stava andando tutto bene fino a quando non decisero di cambiare sala prove, ma questo scatenò le ire dei vicini che aizzarono Carabinieri, Vigili e Guardia Costiera. Il risultato fu che nel tentativo di trovare altre locations la band si sciolse. Copeland decise di andare a studiare , ma non si portò dietro la batteria che ancora giace in una cantina ad arrugginire le meccaniche e deformare i tamburi. La mitica Premier nera testimone delle sue gesta era sconfitta. Ora quando sento un ticchettare , seppure fastidioso, il cuore si riempie di gioia immensa ed il ricordo di Copeland e delle sue dita affusolate e legnose riaffiora mentre una lacrima delinea i tratti del viso segnato dal tempo.
Giamp