venerdì 7 dicembre 2012

Ascolti 2012, questo è quanto

Voglio dire, a dicembre si sa la solita raffica di compilation natalizie, raccolte, dvd, cofanetti, e poche/nessuna uscita nuova. Per cui, per quanto mi riguarda, posso fin d'ora riportarvi tranquillamente i miei preferiti dell'anno che va a finire. Chiaramente cercando e lasciando più spazio a ciò che si è avvicinato maggiormente ai miei gusti musicali; la mole di dischi lasciati fuori anche per assoluta ignoranza (Alt-J ad esempio è scoperta recentissima) sono quintali. C'è di buono nelle playlist di fine anno che si trova sempre qualcosa sfuggita nel corso d'opera. Nella mia, ci sono soprattutto nomi legati a quando curavo il blog in maniera più puntigliosa. Ma devo dire pure che la mancanza successiva di tenuta del blog ha avuto il pregio di lasciarmi il tempo per un maggiore approfondimento e degustazione nei confronti degli album usciti e questo, mi ha rinfrancato anche nei confronti della musica e ricaricato...ma non al punto di rituffarmici di nuovo. Per adesso lo lascio ancora ibernato nel web, salvo sporadiche quanto improbabili apparizioni.
I Maya stanno arrivando, lo sapete, no! Quindi sfrutto quest'occasione anche per farVi i miei più sentiti auguri di BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO. Non si sa mai.
Vi abbraccio.
Gianni



 LANGHORNE SLIM - The Way We Move: quant’è sottile la linea che separa un disco che esplora le radici della musica e lo fa diventare un classico da un disco che ci prova ma riesce solo a farti girare le balle. Langhorne Slim, per fortuna, ha colpito nel segno, trasformando The Way We Move in un classico d’altri tempi. Si passano ¾ d’ora immersi in una miscela di folk, soul e rockabilly e la voce di Sean Scolnick e se ne esce ubriachi e felici. Un disco che non si sposta di un giorno dagli anni ’50 e ’60. Non una concessione ad una qualsiasi modernità strumentale. Suoni che troverebbero giustizia in un bel vinile (quando ce vo’ ce vo’) ma che (magia magia e anche con un tot di fantasia) riescono a dare quella sensazione, anche ascoltando le canzoni venir fuori dalle casse dello stereo del PC e dell’auto (Song for Sid una per tutte). Fire, The Way We Move, On the Attack, Past Lives (Do you believe in past lives?Haven't I met you before?when they said that I was dead/it wasn't true/I was just dead to you/ And I ain't dead, anymore), Wild Soul, le mie preferite, ma le altre sono giusto un gamba che sta … per scendere il gradino, ma ugualmente bellissime. Il mio disco dell’anno.







MENOMENA - Moms: conquistato da subito dal battito di mani e dal sassofono perepèpè dell’iniziale Plumage che insieme a Pique (la più bella ascoltata nel 2012), Don’t Mess with Latexas e Heavy is a Heavy Does costituiscono il nocciolo classico di Moms a futura memoria, mentre Giftshoppe, Baton, Capsule, Tantalus e la conclusiva One Horse Pop, con quel perfetto dosaggio dell’elettronica mi hanno fatto dolere ancora una volta per la mancanza di un Ok Computer bis. Power pop, Beck, Eels, Blur e quella “malinconia latente nei momenti più felici” in cui ti spedisce già la visione della copertina e i testi acclusi “Because I don't believe in second chances/ Is heavy as I leave/ As powerful as a man he was, Pride my father never was of me” E pensare che sono al quinto album e che li ho conosciuti solo quest’anno.. Curioso e tendenzialmente scettico (più per la paura di ascoltare chissà cosa) vado a recuperare qualcosa dei precedenti. Scettro di disco dell’anno in condivisione con Langhorne Slim.







Beast Of Both Worlds cover artSOLOS - Beast Of Both Worlds:   Per la serie “t'avrei voluto tanto massacrare”. Ma a parte Carpe Diem, che davvero è passato così tanto tempo dall’ultima volta che una canzone non la cantavo anche da sonnambulo, questo album mi è piaciuto perché dentro ci sono parti di 90210 degli YES (non vi nego che a suo tempo mi piacque) parti di Hot Fuss dei KILLERS (e mi piacque anch'esso, o sì, se mi piacque) … SUPERTRAMP QUEEN (All My TribulationsSIG(h)UE SIG(h)UE SPUTNIK (Pissin). Ridondante, superfluo e con abbondanza di chitarre già sentite e risentite [una strizzatina d’occhio anche a K dei Kula Shaker (Crackin the Modern Age e The Darwin Blues e la conclusiva They Don’t Care About Us) ma appagante per chi scrive al punto che l’ho sentito, la prima, la seconda, la terza fino alla centesima forse; ne deduco pertanto che Beast of Both Worlds mi sia davvero piaciuto. Confermo. L’accendiamo.  (Quì l'album in streaming)







SYCAMORE AGE - [st]     Sull’omonimo esordio dei Sycamore Age ci scrissi l’epitaffio di questo blog. Disco che tra la primavera e l’estate mi corteggiò per molto tempo, poi, complice anche il loro concerto di agosto finii per innamorarmene ed esserne definitivamente conquistato. Talmente tanti gli accostamenti musicali fatti da critica e pubblico, hanno fatto di “Sycamore Age” un disco assolutamente personale e unico nel panorama musicale italiano. I nostri Arcade Fire. In cima alla lista dei miei preferiti del 2012.







DIRTY PROJECTORS - Swing Lo Magellan      Bello e inclassificabile. L’iniziale Offspring are Blank sembrava voler conferire maggiori decibel ai brani, quando invece, il resto del disco se ne va tra cantautorato, i soliti e deliziosi coretti femminili che danno un tocco anni ’50 alle canzoni e mi ci fanno coniare un nuovo stile: indie-swing (ahahah, che cazzata!). In generale meno sfaccettato del precedente ma di gran classe e una Gun Has no Trigger tra le 10 migliori canzoni del 2012.







SHEARWATER - Animal Joy       Folk attuale, uniforme e solenne, ben scritto e suonato come ci si aspetta da un disco dei Shearwater. Benché la copertina dell’album ritragga le zampe di un felino con tanto di artigli in vista, la loro musica continua ad essere l’esatta trasposizione sonora del viaggio impresso sul disco precedente The Golden Archipelago. Senza troppi scossoni scivola via piacevolmente lasciando un senso di compiutezza discografica. Di questi tempi non è poco.







Da quelle parti il "Monumento" dei TU FAWNING. Mi piace davvero tanto questa  teatralità della loro musica a ridosso dei The National, Portishead, Morphine, The Black Heart Procession e i Bad Seeds di Nick Cave. Bellezza così raggiunta grazie anche all'incanto vocale di Corinna Repp e dalla bravura di Joe Haege e dei polistrumentisti Toussaint Perrault e Liza Rietz. Il nucleo centrale dell'album, con Blood Stains, Wager, Skin and Bone, resta la parte migliore di un disco, davvero coinvolgente.







ALT-J – An Awsome Wave    Esordio con i controcazzi per il quartetto londinese dopo una manciata di Ep sfornati nel corso di questi anni. I primi ascolti mi hanno portato ad accostarli ad una versione più rassicurante dei Wild Beasts (per i quali, leggo, hanno aperto alcuni concerti nel 2012). Un pop molto delicato che gli Alt-J arricchiscono con preziosismi trip-hop, drum’n’bass, melodie vocali e quell'omaggio a Speaking in Toungues dei Talking Heads (Dissolve Me pare uscita proprio da lì) che fa sempre bene al cuore. Tessellate, Fitzpleasure, Breezeblocks, Something Good e Matilda senza dubbio, anche loro, tra le migliori composizioni dell’anno. Naive melodies.







In tema di folk THE MOUNTAIN GOATS hanno realizzato un buon disco folk Transcendental Youth, che sta tra I Am Kloot (che stanno tornando)e The Go Betweens (tra gli altri) che evita l’appiattimento grazie alle “intrusioni” di fiati e pianoforte, in particolare nelle ballate (per capirci White Cedar, In Memory of Satan e Transcendental Youth) che tengono alto il morale dell’intero album. La voce intensa e confidenziale di John Darnielle è un valore aggiunto e Lake Side View Apartements Suite è il lento dell’anno.







From the Top of Willamette Mountain di JOSHUA JAMES consacra il ritorno di Tom Mcrae sotto falso nome. Consumai il disco d'esordio di Tom fino allo sfinimento. Poi il rinsavimento grazie agli effetti (negativi) dei sali presenti negli album a seguire fino al riabbraccio di quest'anno con la sua controfigura Joshua James, ritrovato, girando in puntina di piedi sul vinile di From the Top. 3° lavoro splendido di un cantautorato che (ri)ascolto sempre con piacere.









Altri ascolti piacevoli:
Plants and Animals - The End of That, una bella rivisitazione degli Stones e un pizzico di personalità nel loro esordio con una splendida traccia-titolo in abito da sera e capelli ben impomatati ---- Yellow Ostrich - Strange Land, ovvero un’altra operazione nostalgia che toglie egregiamente un po’ di polvere alla scarna discografia dei Blind Melon ---- Wovenhand - The Laughing Stalk: non so ... dopo aver amato il reverendo Edwards ai tempi di 16 Horsepower si è creata una barriera tra la sua musica and me. Al primo impatto sembra di avere tra le mani un potenziale disco dell’anno, ma ascolto dopo ascolto, quella barriera si fa sempre più alta fino a che non decido di abbandonare la scalata totalmente…boh! C’è qualcosa oltre la musica ---- My Jerusalem – Preachers,  tanto cari mi furono quei Madrugada e la voce di quel Bowie ai tempi di Let’s Dance. Album notturno e avvolgente, quasi mai rassicurante ---- il nuovo romanticismo di Dry The River - Shallow Bed ---- Father John Misty - Fear Fun (per la serie tesoro mi si è ristretto l’album, 3 canzoni da disco dell’anno (Nancy from Now On - Hollywood Forever Cemetery Sings- Writing a Novel)  normalità a seguire ----. Grizzly Bear – Shields (per la serie stavo meglio quando stavo peggio) nel senso che non mi piacevano prima, ma almeno avevano una loro identità, non mi piacciono adesso che hanno scopiazzato male Jeff Buckley ---- Barry Adamson - I Will Set You Free, disco revival tra Tom Jones e Barry White:’mbè? Che c’è di male; un po’ di relax ogni tanto, no? ---- Tindersticks - The Something Rain, soul nero come la pece, disco notturno e non facile, ma vale una grandiosa Frozen dal sax di matrice Morphine a ripagare i ripetuti ascolti. Davvero un ritorno notevole.

Altri ascolti apparentementeinutilisalvoripescaggifuturi:
Mark Lanegan, Soundgarden e Donald Fagen, come diceva Allelimo, classe da vendere ma zero idee. Il disco migliore di Lanegan solista, per me,  rimane I'll Take Care of You (sono cover? maddai!) I Soundgarden, al di là delle ovvie quanto vere supposizioni sul bisogno di far soldi, non hanno inciso nel mio portfolio musicale del 2012, se non sull’ugola di Cornell. MiodioFagen non farne più di album: niente di personale, per carità, sole che continuo a sperare che tiri fuori dal cilindro qualcosa anche di vagamente simile a The Nightfly, ti prego abbi pietà di me…. qualche scintilla in più (ma tali sono rimaste) dal progetto Byrne e St. Vincent e dalla sacerdotessa Patti Smith, che in quanto tale, evidentemente, ci ha propinato ‘na messa cantata. Sarà perché era estate, ma ho gradito molto l’ascolto del disco d'esordio di Lana del Rey. Poi niente più. Chissà che col prossimo solstizio estivo non lo vada a ripescare.