Il cuoco natalizio non ha un suo giudizio cucina i dolci buoni e da il pane ai piccioni marzapane, pastafrolla, caramello non è lento come un cammello ma è quasi una saetta e non è una motoretta fa arrivare il Natale e per pranzo il maiale.
Beh, ce ne andiamo in surplace in questi giorni. Rallentiamo l'andare del tempo e delle novità musicali perché il Natale sta arrivando e l’evento non fa che rispolverare inesorabilmente i miei ricordi di bambino.
Quelli legati al braciere intorno al quale si trascorrevano i freddi pomeriggi e la cara Nonna si lasciava andare alla narrazione di quelle strane storie di santi, di povertà e uomini retti. Storie raccontate in uno strampalato dialetto, ma comprensibilissimo, ma che Lei, giunta alla rima, puntualmente traduceva e spiegava nel ‘nostro’ dialetto corrente. Chissà perché poi? Forse le dava la sensazione di essere riuscita davvero a spiegarne la morale: bellissimo!
Ricordi di merende a base di fette di “pane e pomodoro”, “pane e formaggino” o “pane olio e zucchero”: prelibatezze di altri tempi.
Ricordi della letterina scritta a scuola e letta dopo pranzo il giorno 25 per racimolare qualche ‘mancia’ … quel giorno, in verità, e per lo stesso scopo si andava a trovare tutti i parenti e mal volentieri con risultati quasi sempre scadenti, ma tentare non costava niente … o quasi “madòòò come ti sei fatto grande!! …. E a scuola ? braaavisssimo …. Però devi mangiare di più eh! Sennò non diventi alto come il tuo papà”
E ancora le giocate a tombola con l’uso delle scorza d’ arancia che avevano la duplice funzione di copri numero e di arma contro la noia della tombola stessa arrivata solamente al secondo giro: praticamente ci si cominciava a spruzzare le scorze negli occhi in maniera da fare incazzare mia madre, che poneva fine, così al gioco.
E poi ancora i dolci tipici, tra “cartellate” con miele e mandorle, “calzoncelli” di ricotta, ceci o marmellata e le “pettole”: tutti dolci rigorosamente fritti; in pratica per quindici giorni giravi per strada con l’odore (e non puzza, attenzione! Mia moglie consoce bene la differenza) del fritto nelle narici che pareva di camminare all’interno di una friggitrice gigante.
Oggi è tutto diverso, ma è bello lo stesso vedere come vivono il Natale i miei figli, tra messaggi attaccati esternamente alla porta di casa (non abbiamo il camino da qualche parte dovrà pur entrare) “ehi babbo Natale, vieni, ti aspetto”, "l'atteggiarsi" a bravi bambini per meritarsi il regalo (ma loro lo sono comunque) e le esternazioni poetiche del ‘grande’ Lorenzo, che s’è inventato la poesia del Cuoco natalizio.
Ma siccome senza musica proprio non riesco a stare, con molto piacere posto nuovamente un paio di canzoni che misi già due Natali fa, ancora attualissime e meravigliose.
Un grosso augurio di Buon Natale a tutti e di serena vita.
Buone nuove da casa McCartney. Il baronetto sta lavorando ad un nuovo album che omaggerà i classici come Cole Porter. My Valentine, la canzone che potete ascoltare sotto, è l'anteprima, nonchè uno dei due nuovi brani presenti sul nuovo disco del quale non si conosce ancora il nome e previsto per febbraio. Ballata languida, cantata con la maestria di sempre e accompagnato per l'occasione dalla chitarra di Eric Clapton. McCartney ha dichiarato che nel disco nuovo non suonerà nè il basso, nè il piano, e che sarà un lavoro molto spontaneo, lasciato al talento dei collaboratori chiamati per l'occasione e suonato totalmente live in studio.
Nell'attesa buon ascolto di My Valentine.
E' stato un 2011 anche all'insegna delle voci al femminile ascoltate all'interno del sempre più vasto panorama musicale internazionale. Quest'ugola calda appartiene a Daisy McCrackin, uscita quest'anno con il l'album God Willing. Bella la canzone, bello anche il video.
Ultimi ascolti del 2011. Gli inglesi The Birthday Suit hanno fatto uscire il mese scorso il loro primo album dal titolo The Eleventh Hour. Bella e tirata questa Do You Ever che apre il disco. Non sono riuscito a sentire le restanti 10 tracce se non alcuni assaggi che si trovano sul SITO della band per cui non riesco a dare un giudizio complessivo. Mi accontento, allora, di 'sta bella canzuncella. Buona ascolto.
Signori miei che voce! Bhi Bhiman è originario dello Sri Lanka ma negli States sta già facendo proseliti nell'ambiente del cantautorato americano. Album d'esordio in uscita a gennaio, assolutamente da appuntarsi. Intanto un paio di assaggi: Guttersnipe (sotto anche il video) ...
Come per Hey Marseilles, la storia si è ripetuta quest’anno con i Motopony. Li ho scoperti in tarda primavera e me ne sono invaghito al punto di voler condividere l’incanto di questo disco con Voi … ma molto prima di adesso, credetemi, ma (ahimè) senza avere il tempo necessario (sempre lui), finendo per arrivare ad oggi, con la classifica di fine anno da stilare e senza averne fatto menzione alcuna. Rimedio, visto che, a parte tutto, si tratta del mio preferito del 2011 con la speranza che le ore piccole che sto facendo non siano vane e che i Motopony riescano a far breccia nei vostri cuori. Cosa dirvi allora? La sensazione costante che mi resta dopo aver finito di ascoltarlo è quella di un disco scritto e suonato in assoluta libertà. Pensato molto poco; fatto che porta con se, il grezzo e l’innocenza dei dischi primi. E la prima cosa che mi è venuta in mente, dopo essermi convinto che ‘Motopony’ un gran disco, è stata la risposta che Jeff Tweedy ha dato a Guglielmi del Mucchio che reputa i Wilco di oggi meno sperimentali e coraggiosi di qualche anno prima: “Sono in disaccordo al 100%...anche sul fatto che i Wilco siano diventati o siano mai stati una band “sperimentale” nel senso comune che si attribuisce al termine. Abbiamo sempre sperimentato per noi stessi, non per inseguire chissà quale concetto astratto di avanguardia…cercato sempre nuovi modi per esprimerci, magari anche nel contesto di un semplice pezzo country. I Wilco rivendicano di possedere un’indole aperta, un’attitudine eclettica al fare musica, ma alla fine crediamo di non uscire mai davvero fuori dal recinto del rock, pop e del folk.” Evidenti dimostrazioni su disco dell’assunto di prima si trovano nelle ballate ad ampio respiro di Vetiver, June e Wait for Me. La band del Tacoma è stata affiancata a nomi come quello dei Fleet Foxes, di Devendra Banhart, The Cave Singers, Iron & Wine. Ma se ne possono aggiungere tranquillamente ancora altri: ad esempio con due brani come Seer e I am my Body, si va dritti a sud a trovare i Lynyrd Skynyrd, e più in generale ci si imbatte in un mood molto vicino alla malinconia di Mark Linkous (God Damn Girls) e al cantato di Antony (quello coi Johnsons attaccati) in Vetiver. 11 le canzoni in totale (tra cui una centrale esecuzione strumentale) che ha una prima parte (una sorta di lato A) musicalmente più “leggera”, anche nei testi, valga su tutte King of Diamonds, non a caso scelta come singolo. Poi una seconda parte più malinconica ma anche la più bella e intensa. Tutte appoggiate su pochi strumenti acustici e la voce di Daniel Blue (ehi! … Blue? … ma dai! Personaggio sicuramente da approfondire che si presenta negli spettacoli in maniera singolare). Vi dicevo di God Damn Girls, con un arpeggio e una frase tamburellante che prendono posto delicatamente negli umori personali. Ma il collasso lo raggiungo con i 6 minuti e mezzo di Wake Up...
... voce, chitarra acustica, xilofono e quelle parole…mmm… beh magari anche banali: ma… sapete quando, avete delle sensazioni dentro a cui non riuscite a dare un nome… una spiegazione, e che casualmente trovate, anche solo nella lettura di un romanzo, che riesce a dare voce ai pensieri … ebbene, tutto questo sono state le parole e la musica di Wake Up… Dreamers are believers/That's how you buy into a dream /But how much more do you need to see/Before you can believe?/It's time to wake up from this dream …….. Wake up, wake up, you dreamer/Wake up and see the day/You thought it was a nightmare/But life has a mysterious way.
Pura estasi. E potrei concludere qui, ma c’è ancora un’ultima Euphoria, dolce terminale di un bel viaggio le cui note al pianoforte mi ridestano dal sogno … “Do You remember kids?/ it's time to wake up/from this dream. Ma in questo sogno, insieme alla musica dei Motopony, ci resterei dentro a lungo. Thank you very much guys!
[Nota a margine: non sono riuscito a trovare che sia una, recensione italiana su questo disco, ma quando sono sul filsharing di Soulseek mi viene continuamente succhiato dal mio hard disk. mah! un vero mistero.]
Curioso e tenero aneddoto. Nell'ottobre del 1966 Jimi Hendrix si trova in Germania durante un tour europeo promozionale, a ridosso dell'uscita dell'album di debutto Are You Experienced. Vuole rendere partecipe suo padre degli sviluppi della sua carriera e decide così di mandargli una cartolina (ti scriverò una lettera decente...) (... sebbene abbia perso l'indirizzo ...) (... ho una mia band...tra due mesi esce il singolo Hey Joe..).Il breve messaggio si conclude con la certezza (speranza?) che le cose avevano cominciato a girare per il giusto verso "I think things are getting a little better." Purtroppo per Jimi e per il padre Al, però, la cartolina torna al mittente a causa dell'indirizzo sbagliato. Fa niente Jimi, almeno ci hai provato! Buon week end a tutti.
Questo finale di 2011 sta regalando alcune interessanti anteprime di dischi pronti ad uscire nel 2012. Dopo i Pontiak, anche i Kaiser Chief lanciano il singolo Little Shocks per prepararci al nuovo The Future Is Medieval, previsto a marzo. Il produttore sarà Stephen Street, lo stesso dell'album d'esordio Employment (l'unico che mi è piaciuto davvero) e del successivo Yours Truly, Angry Mob. Staremo a sentire.
Living è stato uno degli album più acclamati del 2010. Ma il trio della Virginia ha evidentemente estrema urgenza di far ascoltare la loro produzione in corso visto che agli inizi del 2012 vedrà la luce il loro nuovo Echo Ono LP. Il brano Lions Of Least è l'anteprima che ci regalano (in tutti i sensi). Musicalmente, forse, più "scontato" di quanto sentito nel precedente, ma pur sempre un bel heavy/blues da godere appieno. E poi per iniziare la giornata non è affatto male. Buon ascolto.
Una marcetta simpatica accompagnata da un bel sax. I Pes i Gruppa sono moscoviti e pare che da quelle parti ci sia una movimento fervente di sonorità tipicamente ... americane. Canzone cantata in lingua madre inframezzata da "new york new york".... (un grido d'aiuto?). Curata da Far From Mosca, sul sito bandacamp, è possibile ascoltare un'intera compilation di brani scritti da giovani band dell'ex Unione Sovietica. Buon ascolto.
La musica è quella giusta per un pigro risveglio .... gli argomenti meno. Tra una risata e un pianto, comunque GRANDI! quelli della Sora Cesira, che ci spiegano a modo loro la (nuova) manovra economica.
E' ormai ufficiale l'uscita del nuovo album di Mark Lanegan, prevista per il 7 febbraio 2012. Il disco si chiamerà Blues Funeral e conterrà 12 canzoni tra cui l'inziale The Gravedigger’s Song che potete ascoltare sotto e richiederne il download alla modica cifra di una mail. Partecipanti illustri al disco: Jack Irons, già batterista dei Pearl Jam, Josh Homme dei Queens of the Stone Age,Greg Dulli, ex Afghan Whigs, ex tanti altri progetti and many others. Brano intenso nel classico stile di Lanegan non fa gridare al miracolo ma la qualità c'è sempre tutta. Nell'attesa di ascoltare l'intero disco, beccatevi l'anteprima.
L'intero album è dello scorso anno ma lo scopro solo oggi. Va bene uguale. Mi piace.
In effetti la canzone non era nuova ai miei ascolti perchè già proposta nella versione ufficiale. Questa è in versione dal vivo ma rimane pur sempre un'ottima canzone.
Un paio di ritrovamenti di questi giorni a proposito di Elton John, a cui dedico volentieri questo post. Intanto questa bellissima foto che lo ritrae durante i concerti del 25 e 26 ottobre del 1975, tenuti al Dodger Stadium di Los Angeles davanti a 75.000 persone per due date sold out. La foto è stata scattata dal fotografo ufficiale Terry O'Neill, il quale ricorda come John non amasse affatto farsi immortalare, convinto della sua scarsa predisposizione all'obiettivo. O'Neill, ad ogni modo, era l'unico ad essere ammesso sul palco per catturare l'energia del live act di Elton John.
Il live che vi propongo, invece, non è riferito a quel doppio appuntamento losangeliano, ma bensì di un concerto del 1973 (quindi sempre nel periodo della sua produzione migliore), all'Hammersmith Odeon di Londra. I classici ci sono tutti, compresa Goodbye Yellow Brick Road, che ho riscoperto dopo la visione del bellissimo Le Onde del Destino di Lars Von Trier. Buon ascolto e buon fine settimana.
tracklist
01 - Intro - Funeral For A Friend - Love Lies Bleeding 02 - Candle In The Wind 03 - Hercules 04 - Rocket Man 05 - Bennie And The Jets 06 - Daniel 07 - This Song Has No Title 08 - Honky Cat 09 - Goodbye Yellow Brick Road 10 - The Ballad Of Danny Bailey 11 - Elderberry Wine 12 - I've Seen That Movie Too
13 - All The Young Girls Love Alice 14 - Crocodile Rock 15 - Your Song 16 - Saturday Night's Alright For Fighting
Leggera leggera se ne va questa pop song tra Scissor Sisters e Keane. Nuovo ai miei ascolti, scopro solo oggi il sig. Mark Mallman, nonostante provenga da una già discreta discografia pubblicata a suo nome. La canzone del video, Minneapolis, anticipa il suo nuovo album e ne racconta l'urgenza del ritorno a casa "I've seen a lot of cities / I've spilled a lot of wine / I got the music and it all feel fine ... all I ever wanted was Central Time... Get me back to Minneapolis.".
Ottima iniezione di buon umore. Sul suo SITOpotete spiluccare vecchi brani per approfondire la sua musica. Buon ascolto, buona visione.
Pensiero e interrogativo del fine settimana: anche se avessi un I-Pod di dimensioni bibliche non riuscirei a trovare MAI il tempo necessario per ascoltarmi tutta la musica che ascolto, mi piace e scarico....un vero peccato!
E voi? ci riuscite?
Ciao amici, volemose bene!
Show Me The Place segna il ritorno su disco del grande Leonard Cohen. A 77 anni, ancora classe da vendere e mestiere da insegnare. A gennaio uscirà il suo dodicesimo album Old Ideas, questa l'anteprima. Buon ascolto.
Un'altra splendida ballata folk. I fautori di questa perla sono i Frank Smith, un nome da one man band ma che sono un gruppo a tutti gli effetti. Anche loro come tanti stanno giocando d'anticipo sull'uscita del nuovo album, Before You Were Born, (anche in questo caso) prevista per il 2012. Dicevo che di folk si tratta, ma che siate seguaci o meno del genere, credo che a volte sia difficile non riconoscere e apprezzare la buona musica, come nel caso di questa Monsters, il brano che aprirà l'intero (futuro) disco, pregna di melodie e cori che fanno viaggiare e ... ricordare ... quanto sia stato importante Neil Young.
Il video però, fa veramente schifo. Avrà certamente un suo perchè che probabilmente capirei meglio leggendo il testo ... fino al minuto 3:55 (canzone compresa) quando il finale del brano viene lasciato alle due trombe che accompagnano il volo dell'uccello: magnifico!
Nel '78 gli esordi dei Fleetwood Mac, quelli con Peter Green pilota del gruppo, erano già un pallido ricordo. La svolta pop di Rumours dell'anno prima, infatti, aveva messo definitivamente il punto al periodo blues della band, per cominciare ad incassare moneta sonante, grazie agli introiti di quel disco che ad oggi, pare abbia venduto più di 40 milioni di copie nel mondo.
Questo bootleg del '78 registrato a Los Angeles, testimonianza live del disco milionario, è uno dei due in circolazione. Esitono, infatti, due resistrazioni pirata di questo concerto: la prima è quella che quì vi posto e che ha una qualità audio migliore della seconda, che differisce per la presenza di altri 2 brani, Second Hand News e Songbird, registrati nel live della sera seguente. Spero sia di vostro gradimento. Intanto Vi auguro un sereno fine settimana.
[tracklist]
1. Monday Morning 2. The Chain 3. Dreams 4. Rhiannon 5. Oh Daddy 6. Never Going Back Again 7. Landslide 8. Say You Love Me 9. Gold Dust Woman 10. Blue Letter 11. Sisters of the Moon
On My Way to Abscence del 2005 resta ancora il disco che preferisco di Damien Jurado: un piccolo capolavoro reso possibile dalla sua voce caldissima e e una chitarra elettricamente accennata. I successivi Caught in the Trees del 2008 e Saint Bartlett del 2010, invece, a mio parere e gusto non all'altezza delle aspettative. A febbraio (anche questo album, sì), dunque, ci riprova con Maraqopa e questa Nothing is the New che aggiunge qualche sprazzo psych, fa intravedere spiragli interessanti su possibili nuove sonorità presenti nel nuovo disco di Damien. Buon ascolto.
Sembra Elvis Presley, lo so. L'immagine col ciuffo gelatinoso, sguardo malinconico e la musica che non fa altro che bussare agli album del Pelvico e del rockabilly anni '50. Però questo JD McPherson mi piace lo stesso, probabilmente per la sua capacità di aver svecchiato un po' quel genere, o forse no; forse mi piace e basta.
Lui è cresciuto nel sud Oklahoma ed è pronipote di un ex militare, di padre contadino e madre predicatrice. Fa differenza? Boh! Intanto godetevi l'intero album Signs and Signifiers, senza troppi scossoni o eccessivi cadute sentimentali. Buon ascolto.
Bene bene, visto il clima natalizio che si respira nel blog, dopo i sentiti auguri ricevuti al millesimo post mi è sembrato naturale chiudere la giornata con questa dolcissima canzone (video compreso) Beggar in the Morning dei The Barr Brothers, dall'album omonimo di esordio e nascituro proprio in questo dì di novembre. Se non avete ancora chiuso la playlist natalizia, Beggar in the Morning, potrebbe tornarvi utile.
A questo indirizzo vi potete ascoltare tutto l'album in streaming, che, al primo ascolto, mi sembra davvero ben suonato e cantato. Guardatevi poi l'altro video: si tratta di un mini film muto da loro stessi realizzato per raccontare le peripezie di una giovane band alla ricerca del loro primo contratto discografico. Divertente ed altamente esplicativo dell'attuale sistema del music-buisness. A loro, però, gli auguriamo maggior fortuna.
There's just one kind favor I'll ask of you / you see that my grave is kept clean / there's two white horses following me / and they're waiting on my dying ground / did you ever hear that coughing sound / means another poor boy is underground / and did you ever hear that churchbell toll / means another poor boy is dead and gone / when my heart stop beating, my hands turn cold / turn cold, cold, cold / my heart stop beating, my hands turn cold / now I believe what the bible told / There's just one last favor I'll ask of you /
Voglio consigliare agli amici di questo blog The Soft Moon da San Francisco. Niente psichedelia acida in salsa LSD ma uno sguardo attento alla dark wave albionica. Lasciate perdere gli ultimi Interpol e gli Editors e concentratevi su questa nuova sensazione. L'album omonimo è del 2010. Buon ascolto!!!! -- Matteo Zeppelin --
Prevista per febbraio 2012 l'uscita del nuovo album, i Band Of Skulls, lanciano fin d'ora e in anteprima il primo brano The Devil Takes Care of His Own da ascoltare e guardare.
Si tratta pur sempre della maniera con cui ho percepito la decade, legata soprattutto alle vicende personali che l’hanno caratterizzata. Per cui, se ho titolato il post “il decennio delle promesse mancate” è solo perché come tali le ho avvertite. Ah, dimenticavo di premettere che si parla degli anni ‘00 a chiosa dei decenni in musica messi in gioco da LOZIRION sul suo blog e delle relative classifiche personali che ciascuno ha potuto/voluto condividere. Che poi, di quelle sotto elencate, non ce ne sono così tante (di promesse mancate), ma cazzarola The Strokes, Okkervil River, Fiery Furnaces, Arcade Fire e Black Rebel MC, sembravano aver incendiato nuovamente la scena rock. Un fuoco che, invece, è andato (non troppo) lentamente affievolendosi lasciando il posto a focolai sparsi, fatti di album pieni di buona volontà e qualità che messi insieme, però, e strizzati come spugne hanno fruttato un altro (e uno solo) eccellente (come direbbe mr. Burns) disco per ognuno di loro. Ad esempio non si è più ripetuta la mezz’ora distillata di rock di Is This It degli Strokes di Casablancas e soci, o il nuovo folk imbevuto di passione degli Okkervil River (mi manca un’altra It Ends With a Fall, oh sì se mi manca); le perfette alchimie poli strumentali degli Arcade Fire etichettati troppo presto come i nuovi Talking Heads; le destrutturazioni e le ricostruzioni musicali dei Fiery Furnaces e il rock massiccio e scuro dei Black Rebel Motorcycle Club che si chiedevano quasi in maniera premonitrice dove fosse finito il loro (e nostro) Rock’n’Roll. Ripeto, è solamente il mio punto di vista che, ho (an)notato, ha coinciso molto poco con quello “più istruito” della critica che conta e che ha lodato le gesta con gli album a venire delle medesime band (caso clamoroso quello degli Arcade Fire che quest’anno han fatto incetta di awards internazionali con l’album The Suburbs che a me invece ha detto poco).
Arcade Fire – The Neighborhood *3
The Strokes – Someday
Fiery Furnaces – Asthma attack
Black Rebel Motorcycle Club – Whatever Happened to my rock’n’roll
Okkervil river – it ends with a fall
Bene, tolti un po’ di sassolini dalle scarpe, qualche riga la dedico volentieri alle altre canzoni. In un colpo mi gioco i Radiohead di 2+2=5; dopo Ok Computer ne hanno scritte ancora di belle, ma le più vicine ai miei standard sono quelle che non sfociano nel loro manierismo elettronico che proprio non sopporto (adesso cantatemela pure: perché era un bravo ragazzo, perché era un bravo ragazzo …); i White Stripes che da White Blood Cell non ritornarono mai più; i Dirty Projectors, fortunatamente in etichettabili dopo il loro Bitte Orca (sapranno ripetersi?), la “solita” PJ Harvey che, chitarre alle mano, ha raccontato Stories from the Cities Stories From the Sea (quando è in versione rock la preferisco decisamente); la Grey Room di Damien Rice (mi piace sì, ma in realtà ho scoperto che questo è data dalla somiglianza sonora di Lover, You Should Have Come Over di Jeff Buckley) ; i Pink Mountaintops, ovvero i cromosomi femminili dei Black Mountain, in un disco, Outside Love, molto apprezzato alla sua uscita e ben presto dimenticato, ma che, secondo me, resisterà all’usura del tempo e se ne parlerà in futuro come di un classico (proprio come il libro sulla copertina dell’album) e quel piccolo capolavoro (e qui, io me la canto e io me la suono) dell’esordio dell’ex Beautiful South e Housemartins, Paul Heaton che si chiama The Cross Eyed Rambler e che ho scoperto in Italia essere piaciuto solo a me e a Gianluca Testani che lo recensì a suo tempo sul Mucchio Selvaggio e a cui dedicai un post … in un lontano ‘past’ (inutilità x inutilità, dopo “Delitti Rock”, suggerirei alla Rai una nuova trasmissione “Perché certi dischi piacciono solo a ….”). Da ultimi i Coldplay, oggigiorno arrivati definitivamente al capolinea, ma non nego che dai primi album ne trassi assai godimento e la traccia-titolo del secondo album resta una delle mie preferite di sempre.
Pj Harvey – The Horses Hustle …
Radiohead – 2+2 = 5
White Stripes – fell in love with a girl
Dirty Projectors – Temecula Sunrise
Damien Rice – grey room
Coldplay – a rush of blood to the head
Pink Mountaintops – and I thank you
Starsailor – poor misguided fool
Paul Heaton – Marmaids and Slaves
Gli anni 2000 sono stati anche una sorta di Rinascimento della musica soul che ha trovato, soprattutto nelle voci femminili, le espressioni migliori (Adele compresa) e in Amy Winehouse il suo martire annunciato, immortalando Back in Black tra i migliori album di sempre. Tra i maschietti da segnalare “il bianco” Eli “paperboy” Reed, che dopo aver ascoltato per tutta la sua fanciullezza i dischi paterni di Motown e Stax ha sfoggiato un album (davvero) di altri tempi e “il nero” John Legend, che in Once Again (e solo quella, di volta) è riuscito ad essere all’altezza del nome d’arte che si è scelto: 10 canzoni su 13, bellissime.
John Legend – Show Me
Eli paperboy reed - Doin' the Boom Boom
Amy Winehouse – back to black
Il meglio me lo sono lasciato per ultimo. Qualcuno mi tacciò di rompere il cazzo con i Pearl Jam; ma se le note iniziali di Man of the Hour mi sciolgono il sangue come faccio a non raccontarvelo? Forse non i migliori anni per la band di Seattle in quanto tale (anche se Riot Act e Backspacer restano comunque 2 signori album), ma tanti bei progetti paralleli che hanno continuato a dare lustro al loro nome: la colonna sonora di Into the Wild di Vedder ne rappresenta l’apice.
Difficile trovare difetti anche nei Wilco, soprattutto dopo aver messo su una formazione perfetta che dal live Kicking Television in poi non hanno trovato eguali, contestualmente all’uscita dei dischi, sempre di caratura elevatissima, sia che all’interno ci si trovino sonorità più ricercate o solamente un sound più “classico” americano. Il mio preferito resta ancora Sky Blue Sky con un ringraziamento particolare al chitarrista Nels Cline che mi ha fatto riassaporare il gusto della air-guitar, ormai sopito da un po’.
Non da meno The Decembertists del “letterato” Colin Meloy che cerca di dare sempre un taglio romanzesco ai suoi dischi. Storie che racconta nelle singole canzoni (Picaresque), che sono il pretesto per musicare un romanzo (The Crane Wife) fino ad arrivare (inevitabilmente) al concept-album (The Hazards of Love): a Lucien è piaciuto alla stessa stregua di quanto non lo sia stato per me. L’ultimo The King is Dead li ha riportati tutti a casa con un disco di una semplicità disarmante e ugualmente bello.
Wilco - Side with the seeds
Decemberists – the engine driver
Decemberists – We Both Go Down Together
Pearl Jam – man of the hour
In conclusione, come dice lo stesso lozirion, (e sottoscrivo) “la buona musica di questi tempi va cercata, necessita di un impegno maggiore e forse ancor più dei decenni precedenti di una cosa, la rinuncia a confronti che non darebbero probabilmente la minima speranza a questo decennio....”
E ora ... tutti a votare!
Davvero molto bello l'album dei Breathe Owl Breathe uscito lo scorso anno ed entrato a pieno titolo tra i miei preferiti del 2010 (ne parlai QUI'). Loro sono del Michighan e attualmente impegnati per il mondo a promuovere ancora Magic Central di cui sopra. Ma a livello discografico non si sono comunque fermati del tutto: il cantante Micah Middaugh, infatti, ha pubblicato un 7 pollici dal titolo The Listeners / These Train Tracks che trovate all'interno di un libro con un paio di storie annesse e da lui scritte. Intanto, facciamo scendere la puntina sul lato A: The Listeners.
Ecco un'altra tendenza musicale di questi anni: la world music riveduta e interpretata, (in questo caso) dai Zun Zun Egui. Per chi come me, quest'anno ha goduto dei Tune-Yards e tempo fa dei Dirty Projectors, non si faccia mancare la scoperta di questa band inglese, da Bristol, al debutto con l'album Katang. E se l'ascolto vi riporta la mente ai Talking Heads, ebbene .... niente di strano.
Brano tratto dall'album Don't Blame the Stars che di queste atmosfere ne è pieno e condizionato dagli umori per la perdita del violinista della band per il quale è stata scritta My Brother ...
“If I knew which way the crosswinds blew / I’d find myself back with you / I see your face on the paths I choose to follow / Can’t forget what we’ve been through.”
L'inverno si avvicina.
Anche questo duo, Analog Rebellion, proveniente da Dallas da di che (ben) sperare. Primo album ancora in lavorazione; questa Father Abraham ne anticipa i contenuti. Musicalmente è piena zeppa di sintetizzatori e chitarre lo-fi epiche. Devo dire, però, che nonostante i ripetuti ascolti, continua a piacermi. Nell'attesa la condivido con piacere.
Album d'esordio dei The Living Kills, dal titolo Faceless Angels e uscito ad agosto. Bella questa My Gun is a Fist con in tasca Doors e i più recenti Wolfmother.
Questo è il nuovo video realizzato dalla vecchia gloria della musica country Glen Campbell. La canzone, Ghost On the Canvas, è tratta dal suo ultimo album che include una cover di un brano dei The Replacements dal titolo Sadly Beautiful. Non a caso, in questo video, recita e suona per noi, mr Paul Westerberg. Signore e signori, buonanotte.
Si cerca spesso di cavalcare l'onda del momento. Adesso quella alta appartiene agli Arcade Fire e a Florence and the Machine. Questi debuttanti australiani, The Jezabels che, pare stiano vendendo parecchio nella terra dei canguri, provano a salirci sopra con il primo disco in carriera dal titolo Prisoner. Tra chitarre echeggianti e una bella voce femminile che traina le canzoni. Comunque piacevoli all'ascolto, questa Try Colour farà la sua bella figura nel mio lettore mp3.
Un po' fanno tenerezza, un po' fanno sorridere queste "vecchie" band horror-punk che a 50 anni e passa si dipingono la faccia per rendere più credibile la loro musica. The Misfits tornano dopo quasi dieci anni con il disco dal titolo (ahrrrgg che paura!!) The Devil's Rain. Comunque la canzoncina è orecchiabile.
Pop senza pretese e dal sapore retò in questo Ep dei Said the Whales, New Brighton, che esce l'8 novembre e che anticipa l'uscita dell'intero album, previsto per marzo del 2012 e che si chiamerà Little Mountain.
Sotto, la canzone Lines che potete vedere, ascoltare e scaricarne gratuitamente l'mp3, plus altri 2 brani estratti del disco futuro in streaming. Buon ascolto.
Arriva il week-end lungo di fine ottobre che porterà Halloween, tutti i Santi e la commemorazione dei defunti. Un bel chissenefrega e un paio di playlist mi faranno trascorrere questi giorni di festa in maniera serena.
La prima delle 2 playlist (quella sopra) contiene canzoni più rilassate, mentre la seconda è il solito contenitore, con dentro, di tutto (un po’) di più!
Vi auguro, comunque, di trascorrere al meglio i giorni che verranno.
bye