
mercoledì 29 febbraio 2012
martedì 28 febbraio 2012
Beirut - Vagabond + Paul Weller - That Dangerous Age
Il nuovo video dei Beirut, Vagabond, dall'album The Rip Tide dello scorso anno.
That Dangerous Age, invece, è l'anteprima del nuovo disco di Paul Weller dal titolo Sonik Kicks la cui uscita è prevista per i primi di aprile.
That Dangerous Age, invece, è l'anteprima del nuovo disco di Paul Weller dal titolo Sonik Kicks la cui uscita è prevista per i primi di aprile.
lunedì 27 febbraio 2012
venerdì 24 febbraio 2012
GIU' PER IL TUBO - Playlist di febbraio

Povero Marvin! Non immagina nemmeno che di lì a poco la sua testa verrà "spalmata" sui sedili posteriori dell'auto. La prima volta che vidi Pulp Fiction non ci capii un granchè. Sembrava non seguire un filo logico. Poi tutto andò ad incastrarsi perfettamente, ma dovetti rivederlo necessariamente più volte per apprezzarlo nella sua bellezza totale, con alcune scene memorabili, tra cui proprio quella del colpo accidentale partito dalla pistola di Vincent (Travolta) e frasi diventate ormai celebri "questa è una merdosissima realtà della vita, ma è una realtà della vita davanti alla quale il tuo culo deve essere realista". Grandioso!
E questa che vi lascio è una compilation Pulp, moolto Pulp!
Buon week end a tutti!
giovedì 23 febbraio 2012
Le anteprime di Brad e Josh Ritter

Brad - A Reason To Be In My Skin

mercoledì 22 febbraio 2012
THE KILLS – Pale Blue eyes (The Velvet Underground Cover)

Ogni volta che mi accingo ad ascoltare la cover di qualche brano famoso lo faccio spesso in punta di piedi: è sempre forte il timore di sentire qualcosa di talmente brutto da far saltare in aria l'impianto. Qualche remora in meno, però, ce l'ho quando la cosa riguarda artisti che ugualmente mi piacciono e stimo ma che non ho vissuto sulla pelle; non hanno camminato insieme a me.
The Velvet Underground sono uno di quegli esempi. Così The Kills, per il lancio del singolo The Last Goodbye dal nuovo album Pale Blue Eyes, hanno scelto di stampare sul lato B del 45 giri (nostalgia canaglia!), questa canzone dei Velvet Underground, che non toglie e non aggiunge niente all'originale, ma la riproduce in maniera fedele. Forse è un bene (magari la storpiavano con un versione orrenda), oppure è un male (zero slancio propositivo). La voce di Alison Mosshart, comunque, tiene botta. Intanto, buon ascolto.
L'originale
martedì 21 febbraio 2012
Barry Adamson - I Will Set You Free

Turnaround
Destination
venerdì 17 febbraio 2012
ANNI ’90, il Blues oltre il Grunge

Eppure gli inizi degli anni ’90 non furono solo pane e grunge. Il vecchio e caro blues ebbe un sussulto d’orgoglio davvero impetuoso, tra colpi di coda dei classici, una volta di più alla ribalta, capaci di aggiungere ancora qualche fregio alla lunga e gloriosa carriera e le nuove leve, in grado di riappropriarsi del blues e rilanciarlo, dando nuova luce ad uno stile mai troppo logoro. Non è questo post una disanima accurata e critica della materia, anche (soprattutto) perchè non ho un bagaglio culturale sul blues tale da consentirlo, ma solo il desiderio di dare voce a qualche bel ricordo del passato, per cui vado un po' a memoria, un po' aiutato da qualche ritaglio di giornale ben conservato.
Tra gli evergreen di un certo calibro da ricordare John Lee Hooker uscito nel 1991 con l’album Mr. Lucky, disco che fa il paio con il notevole The Healer di 2 anni prima e la collaborazione (tra gli altri) con Miles Davis nella colonna sonora del film The Hot Spot del ’90 di Dennis Hopper. Stesso anno, il ’91, altro disco blues degno di menzione, quello di Buddy Guy, God Damn I’ve Got the Blues, nero e sanguigno, con qualche cover ben riuscita come Mustang Sally e ospitate d’eccezione quali Jeff Beck ed Eric Clapton. Un'accoppiata formidabile si formò nel ’94; quella di Cooder/Toure, ovvero il blues del deserto americano unito a quello del Mali, che in 3 giorni registrò l’album Talking Timbuktu, “tra l’evocazione di un mondo antichissimo e la sapienza musicale di un artigiano sopraffino come Cooder”. L’anno successivo, invece, nel 1995, il bluesman Gary Moore rende omaggio al suo idolo, il chitarrista dei Fleetwood Mac, Peter Green, re-interpretando alcuni suoi classici, in un disco che molti reputano il suo migliore di sempre, Blues for Greeny. In tema di cover non potevo non rispolverare il progetto Hindu Love Gods, ovvero ¾ dei REM insieme alla catramosa ugola di Warren Zevon: un disco che è un treno senza fermate, (forse una, quella della cover tiratissima di Raspberry Beret di Prince) che parte da Robert Johnson, Bo Diddley passa per Muddy Waters e arriva a Woody Guthrie. Si arriva a destinazione senza esserci nemmeno accorti dei territori puntellati dalle canzoni. Grande e unico, purtroppo.
John Lee Hooker - Mr. Lucky
Buddy Guy - Damn Right, I've Got The Blues
Ali Farka Toure & Ry Cooder - Diaraby
Gary Moore - Blues for Greeny
Hindu Love Gods - Walkin' Blues
Si diceva della riappropriazione del blues da parte delle nuove generazioni. I primi 2 ottimi esempi che mi vengono in mente sono quelli di Ben Harper e della Jon Spencer Blues Explosion: entrambi con un paio d’album iniziali di notevole spessore, Welcome to the Cruel World [1994] e Fight for your Mind [1995] per Harper e Orange del ’94 e Now i got Worry del ’96 per Jon Spencer. Due interpreti "estremi", che hanno letteralmente scarnificato il blues in maniera differente e autentica: Ben Harper, privilegiando il suono acustico e ancestrale del blues, mentre Jon Spencer “ha rimestato le acque scure del Mississippi…un ciclone che spezza, spacca, rompe e dissemina schegge rumorose in ogni dove…ciò che rimane del blues è, oltre al nome della band, un pretesto che fa rima con esplosione”.
Dopo gli inizi, però, non sono riuscito più a seguirli. Qualche buono spunto in ognuno dei rispettivi lavori successivi, ma pressoché copie fotostatiche di quanto già fatto sentire.
Ben Harper - Like a King
Ben Harper - Excuse me Mr
Jon Spencer Blues Explosion - Chicken Dog
Jon Spencer Blues Explosion - Blues X Man
E infine un omaggio a due perdenti-nati ... e morti, troppo presto. Giusto il tempo per un paio di album per John Campbell, natio della Lousiana, per ottenere unanimi apprezzamenti da critica e pubblico in tutto il mondo già a partire dall'esordio di One Believer del ’91 e seguito, a due anni di distanza, dal secondo Howlin’ Wind, che ha in se due classici magistralmente reinterpretati quali When the Leeve Breaks dei Led Zeppelin e Down in a Hole di Tom Waits, resa, se possibile, ancora più scura dell’originale. Poi, a 41 anni, il cuore già sofferente, ha smesso di battere, privando la scena blues di un possibile e duraturo protagonista. Carriera simile è toccata a Chris Whitley, il quale ha avuto “la fortuna” di incidere qualche album in più di Campbell, ma senza mai toccare i vertici dell’esordio Living with the Law: “denso, scuro, psichedelico. Pieno di sentimento di cui è fatta la musica delle origini…fatto di ballate difficili, visioni di città di frontiera, il senso oscuro del profondo sud, i silenzi misteriosi del Mississippi, il lamento di una musica che viene direttamente dall’anima in un’atmosfera notturna che sembra resuscitare il fantasma oscuro di Robert Johnson”. In Thelma & Louise si può ascoltare Whitley che esegue la bellissima Kick the Stones nella scena hot del film con un giovanissimo e bravissimo Brad Pitt. Curioso ricordare come entrambi, Whitley e Campbell, abbiano seguito più o meno lo stesso percorso artistico e di vita, accomunati, infatti, dall'esordio avvenuto lo stesso anno, dalla bravura nell’uso della loro chitarra, la National e dalla prematura scomparsa (Whitley a causa del cancro). Tanto si sa, quando si parla di blues, si parla di musica del diavolo e volenti o nolenti (ma anche dolenti in questo caso) il pensiero al tristo mietitore corre ... sulla schiena e sulla sua falce. That's all! Il mio testamento per questo week-end è stato firmato. Ci ritroviamo la prossima settimana. Un abbraccio.
John Campbell - When the Leeve Breaks
John Campbell - Down in the Hole
Chris Whitley - Kick the Stones
Chris Whitley - Big Sky Country
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