GLI ITALIANI LO FANNO MEGLIO/Cristina Donà
Era il 1997, quando, appena trasferitomi in Trentino ebbi la fortuna di poter vedere MTV senza parabole o artifizi vari.
Ricordo una sera, mentre guardavo una trasmissione condotta da Enrico Silvestrin che prevedeva esibizioni live, artisti italiani compresi. Era la volta degli Afterhours di Hai Paura Del Buio?, che per quella occasione stavano dividendo il palco con una tale di nome Cristina Donà di cui non avevo mai sentito prima di allora.
L’esibizione suscitò in me così tanta curiosità (che sarebbe la vita senza di essa !!!), al punto che decisi di voler approfondire la conoscenza della Donà. Così mi procurai il suo primo lavoro, Tregua, del 1997. Il disco prodotto da Manuel Agnelli (ecco spiegato il palco condiviso con Afterhours) e uscito per la casa discografica Mescal, rappresenta il binomio perfetto tra lucidità musicale e portata vocale. Mentre nel 1999 dopo aver ascoltato il brano Mangialuomo, incluso nella compilation abbinata alla rivista Il Mucchio Selvaggio, mi ritrovai ad ascoltare l’intero album, Nido del 1999.
Capii che era artista da non sottovalutare specie ed in ragione del fatto che in quegli anni bisognava sgomitare tra le emergenti del settore (Nada (?), Consoli, Di Marco, Lalli ), accodate alle varie corti di produttori /collaboratori acuti come Agnelli ma anche come E. Wood, J. Parish, M. Zamboni, H. Gelb, R. Wyatt. Quest’ultimo collaboratore alla scrittura di Goccia del secondo album della nostra artista.
Fortuna volle che poi, ad appena 4 anni dal mio approccio musicale con la Donà, e a soli 6 Km. di distanza, la vidi in concerto. Il teatro era molto intimo, con un audio perfetto che esaltava le capacità vocali della Donà, mentre la distanza dal palco era ideale per salutarla con stretta di mano e con un amichevole ciao. Quel concerto incantò anche mia figlia che già all’epoca sgambettava sulle note di alcune sue canzoni e fu anche l'occasione per acquistare all’uscita del concerto il disco appena sfornato (Dove Sei tu – 2003- Mescal).
La sua voce, capace di acuti improvvisi e durezza d’espressione, non eclissa la sua passione per le donne rock d’oltremanica (P.J. Harvey ad esempio), ma neppure tralascia espressività vocali degne della miglior tradizione folksinger (come Suzanne Vega ). Sofisticata, lieve e fragile nel contempo.
I suoi testi sono capaci di dipingere paesaggi stralunati, sottili e sognanti ma anche solari, sperimentali e talvolta spietati. Le atmosfere che dominano entrambi gli album, li rendono altresì difficili da qualificare: sospese come sono tra jazz e rock, canzone d’autore e un tocco di antico che rende magico l’ascolto.
A distanza di anni (circa 10), Cristina Donà ha acquisito maturità e pur variando i suoi lavori successivi non si è lasciata incantare da facili tentazioni commerciali (come ad esempio ha fatto Carmen Consoli che pure era partita bene).
Ricordo una sera, mentre guardavo una trasmissione condotta da Enrico Silvestrin che prevedeva esibizioni live, artisti italiani compresi. Era la volta degli Afterhours di Hai Paura Del Buio?, che per quella occasione stavano dividendo il palco con una tale di nome Cristina Donà di cui non avevo mai sentito prima di allora.
L’esibizione suscitò in me così tanta curiosità (che sarebbe la vita senza di essa !!!), al punto che decisi di voler approfondire la conoscenza della Donà. Così mi procurai il suo primo lavoro, Tregua, del 1997. Il disco prodotto da Manuel Agnelli (ecco spiegato il palco condiviso con Afterhours) e uscito per la casa discografica Mescal, rappresenta il binomio perfetto tra lucidità musicale e portata vocale. Mentre nel 1999 dopo aver ascoltato il brano Mangialuomo, incluso nella compilation abbinata alla rivista Il Mucchio Selvaggio, mi ritrovai ad ascoltare l’intero album, Nido del 1999.
Capii che era artista da non sottovalutare specie ed in ragione del fatto che in quegli anni bisognava sgomitare tra le emergenti del settore (Nada (?), Consoli, Di Marco, Lalli ), accodate alle varie corti di produttori /collaboratori acuti come Agnelli ma anche come E. Wood, J. Parish, M. Zamboni, H. Gelb, R. Wyatt. Quest’ultimo collaboratore alla scrittura di Goccia del secondo album della nostra artista.
Fortuna volle che poi, ad appena 4 anni dal mio approccio musicale con la Donà, e a soli 6 Km. di distanza, la vidi in concerto. Il teatro era molto intimo, con un audio perfetto che esaltava le capacità vocali della Donà, mentre la distanza dal palco era ideale per salutarla con stretta di mano e con un amichevole ciao. Quel concerto incantò anche mia figlia che già all’epoca sgambettava sulle note di alcune sue canzoni e fu anche l'occasione per acquistare all’uscita del concerto il disco appena sfornato (Dove Sei tu – 2003- Mescal).
La sua voce, capace di acuti improvvisi e durezza d’espressione, non eclissa la sua passione per le donne rock d’oltremanica (P.J. Harvey ad esempio), ma neppure tralascia espressività vocali degne della miglior tradizione folksinger (come Suzanne Vega ). Sofisticata, lieve e fragile nel contempo.
I suoi testi sono capaci di dipingere paesaggi stralunati, sottili e sognanti ma anche solari, sperimentali e talvolta spietati. Le atmosfere che dominano entrambi gli album, li rendono altresì difficili da qualificare: sospese come sono tra jazz e rock, canzone d’autore e un tocco di antico che rende magico l’ascolto.
A distanza di anni (circa 10), Cristina Donà ha acquisito maturità e pur variando i suoi lavori successivi non si è lasciata incantare da facili tentazioni commerciali (come ad esempio ha fatto Carmen Consoli che pure era partita bene).
Mi piacerebbe vederla guadagnare una fetta di pubblico maggiore ad apporre un sigillo sulla sua bravura. Ma in Italia basta guardare le classifiche e le rotazioni sui canali musicali per capire quanto limitato sia il mercato, mentre anche all'estero si sono accorti Lei. Riviste musicali autorevoli hanno elogiato l'artista Donà. La rivista Mojo, ad esempio, la definisce così “la Donà col suo modo di concepire le canzoni, riesce all’interno di una singola canzone ad essere triste, furba e divertente. Con lei possiamo dimenticare gli stereotipi del pop italiano con l'imbarazzante melassa operistica. [...]. È anche una signora capace di scrivere canzoni intrise di gentile malinconia e memorabili arie [...].” (John Bungey, recensione sulla rivista musicale Mojo, ottobre 2004)
Ancora elogi giungono niente (popo) di meno che dal Rolling Stone “Fantastico. Con tanta confidenza eppure tanto vulnerabile, l'album è ricco di suoni che riconosco: il sognante romanticismo di Kate Bush, gli incantesimi della sacerdotessa dell'arte Patti Smith, la capacità di melodie ariose di Joni Mitchell, la potente risacca dei Black Sabbath (o forse dei Nirvana) – eppure è anche originale, l'opera di un'artista che sta trovando la propria voce. Tanti i momenti memorabili offerti dagli arrangiamenti, alcuni divertenti e altri che ti arrivano al cuore. Devo dire sinceramente che mi capita di rado, quando ascolto un artista italiano, di chiedermi perché non sia ancora una star negli Stati Uniti (siamo un popolo di provinciali a noi piacciono in inglese, le canzoni) ma con Cristina Donà, me lo chiedo.” (Recensione dell'album Tregua di Joe Levy, Rolling Stone, marzo 2008)
I suoi lavori successivi sono densi di emotività e di ingredienti a lei cari. La voce sempre ci delizia senza diventare stucchevole.
Se dovessi incontrarla di nuovo mi fermerò ancora ad ascoltarla e a stringerle la mano dicendole ciao.
Giamp
Ancora elogi giungono niente (popo) di meno che dal Rolling Stone “Fantastico. Con tanta confidenza eppure tanto vulnerabile, l'album è ricco di suoni che riconosco: il sognante romanticismo di Kate Bush, gli incantesimi della sacerdotessa dell'arte Patti Smith, la capacità di melodie ariose di Joni Mitchell, la potente risacca dei Black Sabbath (o forse dei Nirvana) – eppure è anche originale, l'opera di un'artista che sta trovando la propria voce. Tanti i momenti memorabili offerti dagli arrangiamenti, alcuni divertenti e altri che ti arrivano al cuore. Devo dire sinceramente che mi capita di rado, quando ascolto un artista italiano, di chiedermi perché non sia ancora una star negli Stati Uniti (siamo un popolo di provinciali a noi piacciono in inglese, le canzoni) ma con Cristina Donà, me lo chiedo.” (Recensione dell'album Tregua di Joe Levy, Rolling Stone, marzo 2008)
I suoi lavori successivi sono densi di emotività e di ingredienti a lei cari. La voce sempre ci delizia senza diventare stucchevole.
Se dovessi incontrarla di nuovo mi fermerò ancora ad ascoltarla e a stringerle la mano dicendole ciao.
Giamp
Tracklist:
Tregua
Tregua
1. Ho sempre me
2. L’aridità dell’aria
3. Stelle buone
4. Labirinto
5. Raso e chiome bionde
6. Le solite cose
7. Piccola faccia
8. Senza disturbare
9. Ogni sera
10. Risalendo
11. Tregua
3. Stelle buone
4. Labirinto
5. Raso e chiome bionde
6. Le solite cose
7. Piccola faccia
8. Senza disturbare
9. Ogni sera
10. Risalendo
11. Tregua
Nido
1. Nido
2.Goccia
3.Qualcosa che lasci il segno
4.Così cara
5.l’Ultima giornata di sole
6. Volo in deltaplano
7.Brazil
8.Mi dispiace
9.Deliziosa abbondanza
10.Volevo essere altrove
11.Cibo estremo
12.Terapie
2.Goccia
3.Qualcosa che lasci il segno
4.Così cara
5.l’Ultima giornata di sole
6. Volo in deltaplano
7.Brazil
8.Mi dispiace
9.Deliziosa abbondanza
10.Volevo essere altrove
11.Cibo estremo
12.Terapie
13. Mangialuomo
... CHE TRADOTTO IN MUSICA ...