I Maya stanno arrivando, lo sapete, no! Quindi sfrutto quest'occasione anche per farVi i miei più sentiti auguri di BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO. Non si sa mai.
Vi abbraccio.
Gianni
SOLOS - Beast Of Both Worlds: Per la serie “t'avrei voluto tanto massacrare”. Ma a parte Carpe Diem, che davvero è passato così tanto tempo dall’ultima volta che una canzone non la cantavo anche da sonnambulo, questo album mi è piaciuto perché dentro ci sono parti di 90210 degli YES (non vi nego che a suo tempo mi piacque) parti di Hot Fuss dei KILLERS (e mi piacque anch'esso, o sì, se mi piacque) … SUPERTRAMP … QUEEN (All My Tribulations) SIG(h)UE SIG(h)UE SPUTNIK (Pissin). Ridondante, superfluo e con abbondanza di chitarre già sentite e risentite [una strizzatina d’occhio anche a K dei Kula Shaker (Crackin the Modern Age e The Darwin Blues e la conclusiva They Don’t Care About Us) ma appagante per chi scrive al punto che l’ho sentito, la prima, la seconda, la terza fino alla centesima forse; ne deduco pertanto che Beast of Both Worlds mi sia davvero piaciuto. Confermo. L’accendiamo. (Quì l'album in streaming)
SHEARWATER - Animal Joy Folk attuale, uniforme e solenne, ben scritto e suonato come ci si aspetta da un disco dei Shearwater. Benché la copertina dell’album ritragga le zampe di un felino con tanto di artigli in vista, la loro musica continua ad essere l’esatta trasposizione sonora del viaggio impresso sul disco precedente The Golden Archipelago. Senza troppi scossoni scivola via piacevolmente lasciando un senso di compiutezza discografica. Di questi tempi non è poco.
Da quelle parti il "Monumento" dei TU FAWNING. Mi piace davvero tanto questa teatralità della loro musica a ridosso dei The National, Portishead, Morphine, The Black Heart Procession e i Bad Seeds di Nick Cave. Bellezza così raggiunta grazie anche all'incanto vocale di Corinna Repp e dalla bravura di Joe Haege e dei polistrumentisti Toussaint Perrault e Liza Rietz. Il nucleo centrale dell'album, con Blood Stains, Wager, Skin and Bone, resta la parte migliore di un disco, davvero coinvolgente.
ALT-J – An Awsome Wave Esordio con i controcazzi per il quartetto londinese dopo una manciata di Ep sfornati nel corso di questi anni. I primi ascolti mi hanno portato ad accostarli ad una versione più rassicurante dei Wild Beasts (per i quali, leggo, hanno aperto alcuni concerti nel 2012). Un pop molto delicato che gli Alt-J arricchiscono con preziosismi trip-hop, drum’n’bass, melodie vocali e quell'omaggio a Speaking in Toungues dei Talking Heads (Dissolve Me pare uscita proprio da lì) che fa sempre bene al cuore. Tessellate, Fitzpleasure, Breezeblocks, Something Good e Matilda senza dubbio, anche loro, tra le migliori composizioni dell’anno. Naive melodies.
In tema di folk THE MOUNTAIN GOATS hanno realizzato un buon disco folk Transcendental Youth, che sta tra I Am Kloot (che stanno tornando)e The Go Betweens (tra gli altri) che evita l’appiattimento grazie alle “intrusioni” di fiati e pianoforte, in particolare nelle ballate (per capirci White Cedar, In Memory of Satan e Transcendental Youth) che tengono alto il morale dell’intero album. La voce intensa e confidenziale di John Darnielle è un valore aggiunto e Lake Side View Apartements Suite è il lento dell’anno.
From the Top of Willamette Mountain di JOSHUA JAMES consacra il ritorno di Tom Mcrae sotto falso nome. Consumai il disco d'esordio di Tom fino allo sfinimento. Poi il rinsavimento grazie agli effetti (negativi) dei sali presenti negli album a seguire fino al riabbraccio di quest'anno con la sua controfigura Joshua James, ritrovato, girando in puntina di piedi sul vinile di From the Top. 3° lavoro splendido di un cantautorato che (ri)ascolto sempre con piacere.Altri ascolti piacevoli:
Plants and Animals - The End of That, una bella rivisitazione degli Stones e un pizzico di personalità nel loro esordio con una splendida traccia-titolo in abito da sera e capelli ben impomatati ---- Yellow Ostrich - Strange Land, ovvero un’altra operazione nostalgia che toglie egregiamente un po’ di polvere alla scarna discografia dei Blind Melon ---- Wovenhand - The Laughing Stalk: non so ... dopo aver amato il reverendo Edwards ai tempi di 16 Horsepower si è creata una barriera tra la sua musica and me. Al primo impatto sembra di avere tra le mani un potenziale disco dell’anno, ma ascolto dopo ascolto, quella barriera si fa sempre più alta fino a che non decido di abbandonare la scalata totalmente…boh! C’è qualcosa oltre la musica ---- My Jerusalem – Preachers, tanto cari mi furono quei Madrugada e la voce di quel Bowie ai tempi di Let’s Dance. Album notturno e avvolgente, quasi mai rassicurante ---- il nuovo romanticismo di Dry The River - Shallow Bed ---- Father John Misty - Fear Fun (per la serie tesoro mi si è ristretto l’album, 3 canzoni da disco dell’anno (Nancy from Now On - Hollywood Forever Cemetery Sings- Writing a Novel) normalità a seguire ----. Grizzly Bear – Shields (per la serie stavo meglio quando stavo peggio) nel senso che non mi piacevano prima, ma almeno avevano una loro identità, non mi piacciono adesso che hanno scopiazzato male Jeff Buckley ---- Barry Adamson - I Will Set You Free, disco revival tra Tom Jones e Barry White:’mbè? Che c’è di male; un po’ di relax ogni tanto, no? ---- Tindersticks - The Something Rain, soul nero come la pece, disco notturno e non facile, ma vale una grandiosa Frozen dal sax di matrice Morphine a ripagare i ripetuti ascolti. Davvero un ritorno notevole.
Altri ascolti apparentementeinutilisalvoripescaggifuturi:
Mark Lanegan, Soundgarden e Donald Fagen, come diceva Allelimo, classe da vendere ma zero idee. Il disco migliore di Lanegan solista, per me, rimane I'll Take Care of You (sono cover? maddai!) I Soundgarden, al di là delle ovvie quanto vere supposizioni sul bisogno di far soldi, non hanno inciso nel mio portfolio musicale del 2012, se non sull’ugola di Cornell. MiodioFagen non farne più di album: niente di personale, per carità, sole che continuo a sperare che tiri fuori dal cilindro qualcosa anche di vagamente simile a The Nightfly, ti prego abbi pietà di me…. qualche scintilla in più (ma tali sono rimaste) dal progetto Byrne e St. Vincent e dalla sacerdotessa Patti Smith, che in quanto tale, evidentemente, ci ha propinato ‘na messa cantata. Sarà perché era estate, ma ho gradito molto l’ascolto del disco d'esordio di Lana del Rey. Poi niente più. Chissà che col prossimo solstizio estivo non lo vada a ripescare.



Allora caro Stefano, partiamo subito col rivelare il segreto dei
Caro Gianni, che dire…tutti questi complimenti quasi ci imbarazzano.
Per rispondere alla tua domanda, direi tutte e tre le cose assieme. In ordine, credo che la prima cosa da fare in assoluto sia “vendere l’anima al diavolo”, se per ciò si intende intraprendere quel viaggio iniziatico fino in fondo alle viscere della nostra esistenza, in pieno spirito dantesco, per poi esser capaci di ritornare indietro e poter almeno sperare di raccontare qualcosa di interessante a chi ti sta ad ascoltare.
Poi, senz’altro c’è stato anche un forte contributo dato dal caso, com’è sempre del resto, il quale ci ha letteralmente “allineato” in quel piccolo spazio che è Arezzo e nel brevissimo lasso di tempo dei pochi mesi serviti per conoscerci ed unirci in questo strampalato progetto.
Infine, si, sarà un po’ patetico ammetterlo ma c’è un’ottima alchimia tra noi. Nonostante le notevoli differenze di età che ci sono all’interno del gruppo (che definirei più una “family band”) ci divertiamo sempre e allo stesso modo, sia quando scriviamo i pezzi, sia quando facciamo viaggi interminabili in furgone e sia quando siamo sul palco a fare le scimmie da circo…non so davvero spiegarmi come facciano quei gruppi che hanno forti asti al loro interno e, soprattutto…chi glielo fa fare. Come ho detto sopra, noi tutti siamo scimmie, bestie capricciose e difficili da trattare, dobbiamo saper lavorare ogni giorno su noi stessi per mantenere e rinnovare quella saggia armonia che è, per altro, indispensabile fonte di energia artistica.






