Per chi volesse approfondire, l'album si chiama When the Madhouses Appear ed è uscito ad agosto.
Qualche altra notizia e altre canzoni sul myspace della band.
SUMMER FICTION - ST - [2010]
In questi giorni fa molto freddo al nord e piove al sud. Io che rientro tra gli abitanti bagnati della penisola, ho scovato ad hoc questo piacevolissimo album d'esordio scritto e cantato dai Summer Fiction, il cui nome (finzione estiva) è l'esatta rappresentazione del mood presente nelle canzoni. Anche se può sembrare azzardato affermarlo, trovo il loro primo album solare, nel senso che scalda i cuori o quale ideale compagnìa di quei momenti in cui ci si trastulla nei ricordi, mentre si rimani immobili dietro ai vetri della finestra ad ammirare la pioggia che cade incessante, con le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans. Delizioso retro-pop come i maestri Belle & Sebastian hanno insegnato a fare. Tutto l'album lo ascoltate tra queste "mura" o su questo sito, dal quale è possibilie scaricare anche il singolo Chandelier, oggetto del video, anch'esso molto carino. Buon ascolto.
lunedì 29 novembre 2010
IMPRESSIONI DI FINE NOVEMBRE
Di cosa parlarvi in questo periodo piovoso di un novembre quanto mai autunnale? Sarei tentato di promuovere un analisi con tanto di sondaggio di opinione, ma temo che ciò possa essere suggestionabile così come la gran parte delle volte avviene, ad esempio, con i sondaggi politici. E poi il campione a mia disposizione non è gente che se la beve con facilità. Avrei potuto anche proporvi gli ascolti e chiedervi di contrassegnare con una croce la vostra preferita in modo da stilare una classifica.Ma non ho molto da mettere in palio per il vincitore. Allora cosa fare? Dirvi, raccontavi quattro chiacchiere sugli ascolti del periodo senza aspettative, senza intenzione di coinvolgervi in un parere, solo e semplicemente la voglia di divulgare quanto è giunto sul mio piatto ( lettore mp3). Questo e nient’altro mi rimane da fare. Il tempo è denaro, dovrò concentrare, focalizzare l’attenzione su qualcosa che scateni un dibattito. Non vi parlo tra l’altro di gente nuova; un po’ di veterani. Neil Young, Bruce Springsteen, Robert Plant, Sting, Brian Ferry, Stan Ridgway e seppure non sia un veterano nella accezione pura del termine, Tim Robbins (che nella musica non si è mai cimentato). Ora, gli ascolti in questo periodo procedono davvero a singhiozzo, pertanto quello che dico non prendetelo come assoluto. E poi si sa con troppa carne al fuoco si rischia di soffrire di pesantezza di stomaco e non restare soddisfatti dalle portate offerte ai commensali. Neil Young sfodera la sua Gibson e si affianca al guru della sperimentazione, tale Brian Eno, e l’accoppiata ci regala un disco dalle sonorità rarefatte, eteree, vellutate tanto quanto la voce dello stesso Young. Nulla di nuovo sul fronte ma pur sempre un bell'ascolto da concedersi in una serata autunnale sorseggiando vino novello e mangiando castagne. Di seguito non per particolare soddisfazione ma per approdo casuale alla banchina dei miei ascolti, Tim Robbins (accompagnato). Premesso che non trovo la sua, una voce particolare da incorniciare, ma le ambientazioni che ci traghettano verso Springsteen e Tom Waits e a vederla lunga verso il Lanegan più sofferto e intimista, mi hanno diciamo stuzzicato ricordi e visioni tanto gradevoli. RobertPlantnon ha bisogno di presentazioni, e quando si cimenta nel campo a lui più congeniale riesce se non altro a non farti addormentare. Buona band, ottime rivisitazioni di brani sempre in bilico tra folk, blues e musica celtica. La voce non delude. Sting invece se devo dirla tutta, proprio non lo digerisco. E si che sono stato un fan sfegatato dei Police, ma più per la passione per la batteria e di conseguenza per Copeland che per altro. Lui, il maratoneta della trombata tantrica, mi annoia,con queste rivisitazioni tendenzialmente troppo radical chic, da alto borgo Già non mi è piaciuto con i barocchismi di Songs from the Labyrinth. Credo in sostanza che Roxanne non avesse bisogno di arrangiamenti unplugged e tantomeno sinfonici. Era ed è bella nuda e cruda così come l’abbiamo conosciuta. Per non parlare degli altri brani. Springsteen invece apre un capitolo a parte. Non avevamo dubbi sul fatto che i fondi/rimasugli di un disco ultra quotato come Darkness On the Edge of Town fossero in grado di entusiasmare. I sue ultimi due dischi non si sono sedimentati affatto nel mio cervello e men che meno nell’anima. Sono rimasto a Nebraska o al massimo a The Ghost of Tom Joad i miei ricordi sulle sue potenzialità di un talentuoso come il boss. Brian Ferry. Mumble mumble, questo nome non mi è nuovo!!?? Ricordo Avalon. Un bellissimo periodo della mia vita. Trascorrevo le serate con un amico (ciao Lino) in radio e quel disco lo abbiamo divorato. Olympia mi lascia lo stesso sapore. Pensavo a dire il vero che non avremmo più ascoltato un disco del vecchio Dandy, con canzoni nuove e accattivanti così come solo lui ha saputo fare. L’immagine di copertina (Kate Moss) poi la dice lunga sulla possibilità che si sia arreso al tempo. Buon (pluri) ascolto.
Giamp
venerdì 26 novembre 2010
Questo mese la playlist la dedico di cuore al mio amico Antonino, anch'egli, come me e Giampaolo, grandissimo appassionato di musica, nonché miccia di questo blog e fine artworker del primo e del nuovo header che vedete sopra. Altra tornata, quindi, di brani selezionati tra quelli grautiti pescati nel mare magnum del web e liberamente scaricabili clikkando su divshare, presente sulla barra per ascoltare la playlist. Buon ascolto e buon fine settimana.
giovedì 25 novembre 2010
SHADOW SHADOW SHADE - [ST]
Bellissima copertina di un album uscito ad ottobre. Band di 7 elementi (compresa la voce soprano femminile apprezzabile nel video) proveniente da Los Angeles all'esordio discografico, sfoggiano un power pop come meglio i New Pornographers non saprebbero fare. Almeno queste le prime sensazioni dei tre brani postati. E' il caso di approfondire con la playlist di fine anno in dirittura di arrivo.
Shadow Shadow Shade - Say Yes
Shadow Shadow Shade - You're Perfect Wilderness
mercoledì 24 novembre 2010
IL NUOVO ALBUM DI PJ HARVEY
Non me l'aspettavo certo così presto. Un nuovo album di Polly Jean in uscita il 14 febbraio 2010. Si chiamerà Let England Shake e, come si comprende già dal titolo, sarà dai contenuti altamente politicizzati, così come da lei stessa dichiarato in un'intervista alla BBC. Sono curioso di leggere anche i testi delle canzoni d'"amore" dell'album e quanto c'entri il fatto che il disco esca il giorno di San Valentino. Let England Shake, registrato in una vecchia chiesa, sarà prodotto da Flood (già con U2 e Smashing Pumpkins) con l'ormai consueto contributo artistico di Jonh Parish (cointestatario dell'album precedente "a woman a man walked by") e di Mick Harvey. Per il resto si sa poco e il fatto che nei suoi recenti lavori abbia adottato soluzioni musicali diverse come in Uh Huh Her, dove ha suonato tutti gli strumenti ad eccezione della batteria, mentre White Chalk fu di solo piano e voce, rende l'attesa ancora più interessante. Sotto, la canzone omonima presentata in anteprima in uno show televisivo. Strumento usato?
UNKNOWN MORTAL ORCHESTRA – 7″ EP
martedì 23 novembre 2010
QUANDO U2 E TONI SANTAGATA "SPACCAVANO"
In questi giorni, riprendendo contatti musicali con il mio amico Max, che vive da qualche anno in terra d'Abruzzo, e con il quale abbiamo condiviso gli anni migliori di Battiato e Bennato, mi sono tornati alla mente i gusti musicali degli amici di classe degli ultimi due anni delle superiori. Classe abbastanza omogenea. La sezione femminile era, salvo eccezioni, alla corte della musica italiana più nazional-popolare. Eravamo negli anni 1987/1988, quando il famoso trio sanremese Tozzi-Morandi-Ruggeri bussava alle tasche degli italiani chiedendo di dare di più mentre Zarrillo, da par, suo quantificava in “5 giorni” l’ultimatum da dare alla sua musica. La squadra maschile era così composta: io e Luca tutto Bowie-TalkingHeads, panini e birra a casa della madre mentre si saccheggiava allegramente la discografia del fratello. Luca è poi rimasto legato a quegli ascolti mentre io ho continuato a “fighettare” rinvenendo e ostentando le nuove scoperte musicali (che non mi sono valse, in ogni caso, a cuccare ragazze [nota di Elvira]). Poi c’era chi amava la musica cantautorale di De Gregori (che piaceva tanto anche alla prof di italiano guarda caso … ), Ruggeri e Venditti. I Baglioni/Cocciante boys, che trovavano nei loro testi la verità delle loro relazioni amorose (Max è inutile che ti giri dall’altra parte!). E poi c’era Gino. Lui era il più grande di età oltre che diversamente magro (pare si dica così adesso), nonché il primo patentato della classe essendo nato a gennaio.
La sua prima auto, ergo quella del padre, era una Simca con uno di quegli autoradio incassati nella plancia a prova di mariolo: tentare di tirare via l’autoradio, infatti, per un ladro significava dover asportare e portarsi via l’intero impianto elettrico del mezzo. Questi prototipi di lettori multimediali, supportavano esclusivamente quei formati fisici chiamati stereo8. Nello spazioso portabagagli della Simca giacevano inermi e inutilizzate montagne di stereo8 dove il genere musicale predominante era il meglio della discografia di Toni Santagata alternata alla sporadica presenza di Mazurke e lisci di Raul Casadei memoria. Ogni tanto ce ne andavamo in giro anche col furgoncino verde-militare che il padre usava per la sua attività commerciale e dal quale uscivamo fuori usando lo sportello posteriore scimmiottando la sigla dell’ A-Team. Data via la Simca per sopraggiunti limiti di età (che colpo!) Gino passò ad una Fiat Ritmo bianca che divenne la nostra carrozza ufficiale per il paese dei balocchi (da noi si usa il termine “appùppà”, nel vocabolario italiano lo si trova alla voce “marinare la scuola”). Ma, nonostante il vano porta oggetti dell’auto fosse marchiato a fuoco dalla massiccia presenza di nastri di cantautorato italiano, tra l’87 e l’88, nell’autoradio di quella Ritmo ci fu spazio esclusivamente per la riproduzione di un solo nastro: The Joshua Tree degli U2. Per un intero anno scolastico, tutti i giorni, prima e dopo le lezioni o solo come colonna sonora delle nostre “bigiate” (diciamo pure al limite della purga) “sparammo al cielo blu, dove le strade non avevano nome, correvamo per rimanere in piedi, per le madri dei dispersi non c’era uscita e con o senza te si viaggiava nel Paese di Dio a cercare qualcosa che ancora non riuscivamo a trovare”. Poi arrivò l’estate, i giorni del diploma, la gioia per la fine della scuola contrapposta alla paura dell’ignoto di ciò che ci attendeva dopo. La musica, come le nostre vite, prese strade diverse con una sola certezza: all’infinitesimo ascolto di The Joshua Tree, per Bono & co., ma soprattutto per la Maxell C45, non ci fu scampo e l’autoradio divenne la loro ultima custodia. RIP.
[questa sotto è la ripresa video completa (molto buona) della versione di I Still Haven't Found cantata dagli U2 con il coro dei New Voices of Freedom durante la tournèe americana di The Joshua Tree e riportata nel doppio Rattle & Hum. Una delle rare concessioni extra dei dubliners ai loro spettacoli. L'ho cercata per anni e per l'occasione l'ho trovata. Fortunato me].
lunedì 22 novembre 2010
The Good Natured covers Sufjan Stevens
Proliferano i seguaci del messìa Sufjan Stevens. Carina e notturna questa cover.