KING CRIMSON
In The Court Of The Crimson King
# Live In Hyde Park #
Chissà se un blog è in grado di curare i traumi adolescenziali. Il fatto è che ho perso la verginità nel 1981, a 12 anni, per mano… di Nikka Costa, per la quale avevo preso una cotta bestiale, (parlo ovviamente di verginità musicale, maliziosi all’ascolto!). Era uscita con la canzone On my Own, e ogni volta che la sentivo alla radio cantare “sometimes i wonder where you’ve been” cupido mi colpiva. Visto il mio persistente stato catatonico, allora, mio fratello maggiore decise di intervenire in maniera totalmente drastica e antidemocratica. Fu così che una sera mi invitò ad entrare nella camera dove studiava e con la sola luce dell’abat-jour accesa, mi disse di accendere il (letteralmente) mangianastri nero Grunding, il cui tasto play, in quei giorni, veniva sostenuto da un pezzetto di cartoncino per adempiere alla sua funzione. Completamente contrariato dall’ordine impartitomi….obbedii e avviai il nastro. Trascorsi circa 30 secondi di assoluto silenzio dall’inizio della cassetta, la musica di 21th Century Schizoid Man strabordò dal registratore e la grande bocca spalancata della copertina mi risucchiò completamente. Chitarre, basso batteria, i fiati e la voce distorta di Greg Lake mi lobotomizzarono il cervello. Il progressive degli anni ’60 fu molto dibattuto nelle alte sfere della critica musicale. Era amato oppure odiato, quasi mai veniva analizzato. Ma i KC, e in particolare, In The Court Of The Crimson King, riuscì nel’impresa di accontentare proprio tutti. Un disco facilmente rinvenibile nelle famose classifiche dei dischi da portare sull’isola deserta (compresa la mia). Ascoltare in The Court è come entrare in una di quelle case antiche fatte di enormi stanzoni collegate ad altre enormi stanze. Ognuna delle 5 chiamiamole canzoni/composizioni include in se altre canzoni/composizioni. A cominciare dall’iniziale 21th Century Schizoid Man le cui sonorità fanno pendant con la copertina dell’album e la schizofrenia dell’uomo del ventunesimo secolo. L’uso “sconsiderato” delle tastiere di McDonald, le chitarre del genio Fripp e la voce metafisica di Lake, conducono l’ascoltatore in un caleidoscopio, che all’inizio si colora di una semplice melodia per poi avvolgersi intorno a se stessa con suite sonore che non scadono nell’autocompiacimento fine a se stesso, e infine dileguarsi, e ritornare alla semplice melodia. È fatto divieto assoluto di ascolto parziale del disco. Capisco che oggi è impresa ardua,. ma una volta val bene tentare. Poi diverrete anche voi giudici, al pari dei suddetti critici musicali: lo odierete e lo cancellerete dall’hard disk; oppure lo adorerete e finirete per comprarvi anche la T-shirt con l’immagine della copertina dell’album, con il risultato di spaventare il vostro vicino di casa.Gianni Ragno
1 commento:
Quanti ricordi quella copertina.....i tuoi fratelli avevano anche un poster attaccato in camera.
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