martedì 23 giugno 2009

WILCO - WILCO (The Album)
self-referential rocker with the reminder that even when life gets you down, "Wilco will love you, baby."

Voli in aereo, paesaggi, posti nuovi, vecchie conoscenze, strumenti, palchi, strette di mano, applausi, la strada verso casa, buone e cattive notizie. Due anni in giro per concerti trascorsi a viziare le platee di mezzo mondo e a stampare ben in mente tutte gli scorci di vita, vissuti sulla pelle. Il tempo di scendere, poi, la scaletta dell’aereo, entrare in studio di registrazione e riportare fedelmente una a una tutte le sensazioni in un nuovo album, The Album, appunto. Amo i Wilco. 15 anni di carriera e un gruppo con un’identità musicale sempre ‘work in progress’ e una visione consapevole della vita (quella di Tweedy) e delle tragedie e degli amori che porta con se. Una maniera di porsi, però, mai eccessivamente musona o fastidiosamente sdolcinata, ma che tiene i piedi ben ancorati alla terra e un palloncino gonfio di elio in mano. Della band degli esordi ‘classic roots’ di A.M. del 1995 è rimasto il solo padre fondatore Jeff Tweedy e il bassista John Stirrat. Negli anni, poi, si sono alternati una decina di (grandi) strumentisti, compreso Jim O’Rourke, che ha suonato e prodotto in Yankee Hotel Foxtrot del 2002. Ognuno a modo loro ha contribuito all’evoluzione del sound Wilco, portando la band ad ottenere i famosi awards per A Ghost Is Born del 2004, un ulteriore passo avanti (forse troppo lungo) nella sperimentazione. Ma, vivaddio, Tweedy si è guardato bene dal trasformare la sua creatura in un clone degli attuali, narcisisti e ottusamente recidivi Radiohead (qualcuno prima o poi gliela darà na botta in testa per farli rinsavire). Accade allora che nel 2007, dopo il Live In Chicago del 2005 impresso su doppio cd, i Wilco, in barba agli alternativi oltranzisti incidono un classico, Sky Blue Sky. Band impeccabile, a partire dal ricamatore-chitarrista Nels Cline, passando per i multi strumentisti Pat Sansone e Mikael Jorgensen e l’estroso drummer Glenn Kotche. Il nuovo album, dunque, forse più concettualmente slegato del precedente, risulta però più genuino e diretto, nel quale i Wilco (re)interpretano, con la solita maestria e con il cuore in mano, gli stilemi della ballata tradizionale americana come in Deeper Down. One Wing e Country Disappeared, a volte rileggendoli come nell’introduttiva Wilco (the song), (la monumentale)Bull Black Nova, I’ll Fight ed Everlasting, cibando l’anima in altre con You Never Know e Sunny Feeling. Un album che entra a pieno titolo tra i migliori, nella vendemmia di quest’annata DOC 2009.

Gianni Ragno

1 commento:

Giamp ha detto...

One wing un probabile hit, ve lo giuro sui Beatles!!!!