STATE RADIO - Knights of Bostonia
Una canzone che postai in una playlist mensile di qualche tempo fa, Knights of Bostonia dei State Radio. Adesso è uscito il video, molto carino. La canzone fa molto Pogues, ideale per accompagnare una serata fatta di guinness e sigarette. Buon week end a tutti.
venerdì 29 gennaio 2010
giovedì 28 gennaio 2010
MOTHER STATION - Put The Blame On Me
Primi anni '90. Nel periodo d'oro della rinascita del southern rock (leggi soprattutto Black Crowes) anche questi Mother Station dissero la loro nel 1992 con l'esordio ed epitaffio A Brand New Bag. La voce "grossa" della cantante Susan Marshall, timbrica molto Jopliniana, veniva degnamente supportata anche da una notevole band. Ho riascoltato il cd a distanza di molto tempo e di certo non ha perso la freschezza di allora. Per chi ama il genere c'è di che leccarsi i baffi.
Primi anni '90. Nel periodo d'oro della rinascita del southern rock (leggi soprattutto Black Crowes) anche questi Mother Station dissero la loro nel 1992 con l'esordio ed epitaffio A Brand New Bag. La voce "grossa" della cantante Susan Marshall, timbrica molto Jopliniana, veniva degnamente supportata anche da una notevole band. Ho riascoltato il cd a distanza di molto tempo e di certo non ha perso la freschezza di allora. Per chi ama il genere c'è di che leccarsi i baffi.
martedì 26 gennaio 2010
THE HEAVY - The House That Dirt Built
[2009]
Oh Fratello, calpesta i campi del Tennesse, attraversa le dune del deserto e quando la tua gola sarà arsa dal caldo, soddisfa la tua sete lungo le rive del Mississipi , ricorda prima di giungere al termine della tua traversata che Detroit è sempre la terra d'origine della Motown e che magari un passaggio da Marvin diretto a Seattle per jammare con Jimi e Plant non te lo negheresti per nulla al mondo. Poi una volta lì, indirizzati a Macon in Georgia avrete tempo e modo di ampliare la session a casa di James Brown e con ospiti come Mick Jagger capaci di rendere omaggio alla tradizione blues come pochi altri sanno fare, ed intonare brani epici che direttamente ti accenderanno ricordi di Sex Machine o di You Can't Always Get What You Want. Ma non avere timore di restare solo durante la tua traversata che ti conduce alle porte dell’inferno, un qualche diavolo ti guiderà fino al capolinea. Loro ti seguiranno, magari non subito, ma ti seguiranno stanne pur certo. E se anche per un attimo sentirai di essere solo e atterrito, sappi che lui prima di sprofondare negli abissi era un angelo, il più bello di tutti fra gli angeli e dalle sue labbra usciva una musica celestiale (ma noiosa). Ora che in alto non vive più ed ora che tutti sanno che la sua musica fa il pari con “dannati e belli”
Oh brother, si brother proprio tu, lasciati ingannare dalle note di questo disco che siamo certi sarà gettonatissimo da quelle parti.
Giamp
[2009]
Oh Fratello, calpesta i campi del Tennesse, attraversa le dune del deserto e quando la tua gola sarà arsa dal caldo, soddisfa la tua sete lungo le rive del Mississipi , ricorda prima di giungere al termine della tua traversata che Detroit è sempre la terra d'origine della Motown e che magari un passaggio da Marvin diretto a Seattle per jammare con Jimi e Plant non te lo negheresti per nulla al mondo. Poi una volta lì, indirizzati a Macon in Georgia avrete tempo e modo di ampliare la session a casa di James Brown e con ospiti come Mick Jagger capaci di rendere omaggio alla tradizione blues come pochi altri sanno fare, ed intonare brani epici che direttamente ti accenderanno ricordi di Sex Machine o di You Can't Always Get What You Want. Ma non avere timore di restare solo durante la tua traversata che ti conduce alle porte dell’inferno, un qualche diavolo ti guiderà fino al capolinea. Loro ti seguiranno, magari non subito, ma ti seguiranno stanne pur certo. E se anche per un attimo sentirai di essere solo e atterrito, sappi che lui prima di sprofondare negli abissi era un angelo, il più bello di tutti fra gli angeli e dalle sue labbra usciva una musica celestiale (ma noiosa). Ora che in alto non vive più ed ora che tutti sanno che la sua musica fa il pari con “dannati e belli”
Oh brother, si brother proprio tu, lasciati ingannare dalle note di questo disco che siamo certi sarà gettonatissimo da quelle parti.
Giamp
lunedì 25 gennaio 2010
PEDAGOGIA IN SALSA ROCK
C’è una mia amica, che fin dal primo momento in cui ha scoperto di aspettare il suo primo figlio, ha iniziato ad ascoltare musica classica, in accordo con le teorie pedagogiche che affermano che questo genere di musica ha un effetto calmante sui bambini sin da quando sono ancora nel grembo materno. Di fronte a un tale sfoggio di erudizione, ho provato sempre un certo disagio nell’ammettere che non solo io, in gravidanza, l’unico suono che gradivo era il silenzio, ma anche che il mio primogenito, a soli due anni, preferiva ascoltare Under the Bridge dei RED HOT CHILI PEPPERS piuttosto che una qualsiasi canzone dello Zecchino d’oro. Tutto questo fino a un paio di giorni fa, quando mio figlio (che oggi ha 8 anni), ha fatto ascoltare alla cuginetta di sei mesi, Just Breathe dei PEARL JAM. Fermo restando che Eddie Vedder ha una voce che, come direbbe in maniera colorita il Commissario Montalbano , "fa sangue" , e che affascina le donne da zero a cento anni, l’effetto che ha avuto sulla bambina è stato quello di immobilizzarla all’istante; sembrava proprio che ascoltasse la canzone con molto interesse e se la stesse godendo in pieno, in barba a tutte le teorie pedagogiche. Dubito che mia sorella durante la gravidanza abbia mai ascoltato ì Pearl Jam, per cui sarei portata a credere che anche bambini così piccoli abbiano già dei gusti ben definiti in fatto di musica. Questo episodio, oltre ad avermi sollevata dai miei materni sensi di colpa, mi ha fatto piacere perché, per il mio gusto personale, trovo che Just Breathe sia una delle canzoni più belle dei Pearl Jam, mi piace particolarmente la frase dove Eddie dice di essere un uomo fortunato perché può contare su due mani le persone che ama ( i’m a lucky man to count on both hands the ones i love…). Un messaggio importante che dovremmo tenere bene a mente in ogni momento delle nostre giornate.
Elviravenerdì 22 gennaio 2010
Surfando nella rete, anche questo mese siamo arrivati al momento della playlist. La selezione è stata dura. Ho dovuto accantonare almeno altri 5-6 brani meritevoli. Ad ogni modo eccovi 13 canzoni più propriamente indie rock oriented e altre 11 per chi preferisce il versante elettronico. Tutte facenti parte di album appena usciti o in arrivo e tutte assolutamente gratuite che potrete scaricare cliccando sul simboletto divshare. Video scelto i Retribution Gospel Choir. Enjoy!
giovedì 21 gennaio 2010
Thao with The Get Down Stay Down
Know Better Learn Faster
Sì anche il resto dell'album è carino, ma le due canzoni quì sotto hanno una marcia in più. Anche loro non entreraranno nella storia, certo, ma in verità fanno già parte della mia compilation della prossima estate. Due freschissime pop song di questo terzetto di NYC con il cantato di Thao che mi ricorda un po' quello di Edie Brickell. Finalmente si torna a fischiettare.
http://www.myspace.com/thaomusic
Know Better Learn Faster
Sì anche il resto dell'album è carino, ma le due canzoni quì sotto hanno una marcia in più. Anche loro non entreraranno nella storia, certo, ma in verità fanno già parte della mia compilation della prossima estate. Due freschissime pop song di questo terzetto di NYC con il cantato di Thao che mi ricorda un po' quello di Edie Brickell. Finalmente si torna a fischiettare.
http://www.myspace.com/thaomusic
mercoledì 20 gennaio 2010
Il Dono - Tributo ai DIAFRAMMA
Nel vasto panorama musicale da me abbracciato nel corso di questi anni, i "gruppi italiani" dei primi anni ‘80 hanno occupato uno spazio ragguardevole. Oggi più che mai vado fiero di aver assistito i natali e ahimè il declino ( musicalmente parlando) di gruppi quali Neon, Litfiba (quelli veri), CCCP, Denovo, Walalla, Timoria, (che tra l’altro incontrai nel ’91 a Vieste e li coinvolsi per una intervista con Roberto brasileiro Soldano) e compagnia bella. Poi di seguito quando il filone rockindipendente non ha retto più il confronto, e passata l’onda new(wave) britannica, si sciolsero come neve al sole. Non tutti però. Molti approdarono a rivisitazioni di varia natura. Cito tra i tanti che hanno tentato di rimpastarsi, Piero Pelù, Giovanni Lindo Ferretti, Omar Pedrini ecc.. Di una band più di tutte vorrei, in questo mio intervento, parlarvi e che volutamente ho omesso tra i sopraccitati; band che malgrado le continue mutazioni di line-up, ha fatto scuola negli anni a venire, per altri (magari i Gong o chessò Modena City Ramblers) e che ha seminato con intelligenza nel panorama artistico italiano. Parliamo dei Diaframma di Fiumani e co. Di loro poi sono tronfio in particolar modo per essere in possesso dei primi due vinili della loro carriera, coraggiosamente alieni dal punto di vista concettuale e musicale l’uno dall’altro. Distanti anni luce da ciò che fu il seguito della loro intensa carriera musicale. Parliamo di dischi dello spessore di Siberia e Tre volte lacrime. A me il primo piacque moltissimo, quella voce tombale, funerea e poi d’un tratto il secondo con un cambio di linea vocale intensamente votata alla lirica. Proprio perché in grado di lasciare un segno musicale e a dimostrazione della loro mole artistica ( sono ancora vivi e vegeti e già gli tributano un disco !!!) vi propongo l’ascolto di una bellissima compilation di loro brani interpretati, ad omaggio, da artisti italiani affermati o meno. Il disco si chiama per l’appunto il Dono, godibilissimo, piacevole ed intenso nelle interpretazioni ora più che mai.
Cosa altro dirvi se non invitarvi ad ascoltarlo.
Giamp
martedì 19 gennaio 2010
WE ARE WOLVES - Holding Hands
recensione: ... one two three four ...
http://www.myspace.com/wearewolvesnoussommesloups
recensione: ... one two three four ...
http://www.myspace.com/wearewolvesnoussommesloups
lunedì 18 gennaio 2010
VAMPIRE WEEKEND - Contra
Ho atteso con entusiasmo l’uscita del nuovo lavoro dei Vampire Weekend. Hanno anticipato l’altro invocato lavoro dei MGMT che seppure pronto vedrà la luce in primavera. Ma torniamo ai Vampire Weekend. A me erano piaciuti nel debutto e non poco. Ho avvertito stranamente in questo nuovo disco una maggior vicinanza vocale, compositiva e ritmica, a quel Paul Simon di Graceland che tanto ho adorato e che probabilmente a New York ha lasciato un buon ricordo. Dopo il solito brevissimo periodo di ascolto - che non vuole essere pregiudizievole per eventuali ed obbligatori confronti liberi, tra liberi ascoltatori- fruitori della musica, ma solamente l’incipit per valutarne la consistenza a breve termine- alcuni interrogativi sorgono spontaneamente. La prima questione che mi sono chiesto è appunto se Contra, il secondo lavoro a marchio VW, non potesse superare il primo lavoro di esordio, ottimo debutto per i 4 NewYorkesi. Presumo che oltre al sottoscritto molti altri si porranno la questione per il periodo a venire. Certamente non è, e non vuole essere meglio del primo, non ne ha nemmeno bisogno. Sarebbe davvero difficile emulare il primo lavoro in quanto carico di Hits che hanno retto bene il peso di questi anni, brevi ma intensi, che ci hanno separato dal secondo episodio targato Vampire Weekend. Altro annoso dubbio da cui non ci si può divincolare è la questione sulla possibilità che i VW potessero ripetersi, stessi suoni, stesse melodie. In poche parole vivere sugli allori, staticamente come le foglie in autunno sugli alberi ( ndr- si sta come d’autunno sugli alberi le foglie- Ungaretti- ) , e ad ascoltare il primo brano Horchata non è che tale tormento venga meno, sembra in effetti un proseguimento del precedente lavoro. Ma i brani a seguire, ad iniziare da White Sky passando per Taxi Cab, e finendo con Diplomat’s Son ci mostrano in assoluto che ci sbagliavamo e che facile è odiarli più difficile amarli, inseguirli. Ottima anche la scelta del singolo Cousins. Immediato, nevrotico Ska aggiornato rivisitato e che seppure privo di ottoni, ci collega ai Bad Manners piuttosto che ai Madness , impatto veloce per accattivare fette di pubblico. Beh, per dirla in parole povere e confrontandomi con gli ascolti dell’ultimo triennio li preferisco anche in questo 2ndo album ai soporiferi Eno - Byrne di Everything that….maestri da cui gli allievi VW hanno saputo attingere innestando a modo loro linee di basso funky, paesaggi alla Talk Talk, ritocchi new wave e pesanti come pure onnipresenti ritmi caraibici, ad altrettante linee hip-hop e percussioni elettroniche a rendere più gradevole il tutto. Un bel test di maturità targato New York e un inizio promettete per l’appena avviato 2010. Giamp
venerdì 15 gennaio 2010
THE JACKAL contro TUTTI
E' finita un'altra durissima settimana di lavoro, sport, risate, e quotidiani scazzi familiari. Un po' di relax e qualche risata con questo gruppo di bravissimi videomaker napoletani che si diverte a rifare alla loro maniera i blockbuster cinematografici è quel che mi ci vuole. See you.
Altri video su http://www.thejackalweb.it/
break to the future
2012 contro vandammo
E' finita un'altra durissima settimana di lavoro, sport, risate, e quotidiani scazzi familiari. Un po' di relax e qualche risata con questo gruppo di bravissimi videomaker napoletani che si diverte a rifare alla loro maniera i blockbuster cinematografici è quel che mi ci vuole. See you.
Altri video su http://www.thejackalweb.it/
break to the future
2012 contro vandammo
Un Collettivo Animale di tutto rispetto
In effetti le classifiche dell'anno dovrebbero stilarsi a mo' di dichiarazione dei redditi, tipo maggio-giugno dell'anno successivo ed avere così (quasi) la certezza di essere riusciti ad ottenere un quadro completo delle uscite musicali nel suo totale. Così succede che nell'ascoltare/vedere questo estratto dell'album degli Animal Collective, Brothersport, che è un brano bellissimo, mi devo in parte ricredere sulla bocciatura che gli prescrissi a suo tempo, vuoi per la fretta che la musica di oggi impone, vuoi per l'unanimità di apprezzamenti espressi dal sito Pitchfork, per il quale nutro un forma di snobismo, credo dovuta al fatto che venendo, io, da una formazione e un gradimento musicale molto americano, non sopporto il loro continuo apprezzamento e lo sbrodolarsi addosso per qualsiasi uscita, vada fuori gli stilemi classici della musica pop/rock.
giovedì 14 gennaio 2010
mercoledì 13 gennaio 2010
THE MACCABEES - Wall of Arms
Ammappete ragazzi e quanto mi attizza questo nuovo disco dei Maccabees. Sempre più convinto che i ragazzi di Brighton sappiano dove vogliano dirigersi. Colour It In del 2007 ha lasciato un brillante sapore seppure non si trovino in esso sonorità particolarmente pastose o dense di tensione emotiva, quanto più facilmente una musica immediata aspra e spontanea. A dimostrazione delle loro indubbie capacità a distanza di due anni danno alla luce Wall of Arms, in cui prendono le redini della loro musica e la conducono in quei paesaggi che tanto ci stanno sbalordendo e che fanno capo a Arcade Fire, Okkervill River e compagnia bella. Disco provvisto di orchestrazioni elaborate non privo dell’immediatezza del primo disco che li ha contraddistinti nel 2007 e che sposta l’asse del potere musicale dei Maccabees inevitabilmente verso il Canada, probabile nuovo Eldorado musicale, ne è dimostrazione lampante la virata di produzione dell’album in cui è stato coinvolto Markus Dravis che già ricordiamo per il brillante consenso di pubblico con Neon Bible degli Arcade, appunto. La band gode, per sua fortuna, dell’ indifferenza della critica in patria ( la quale è presa da tutt’altro ) e questo piuttosto che essere una barriera risulta invece essere un vantaggio lasciando limiti ampi di sperimentazione e ricerca stilistica e in senso generale lasciano intendere che la miscela istintiva, impetuosa e nervosa precedente, magistralmente abbinata ad una scrittura di assetto wave non ci lascia rimpianti su quanto precedentemente sentito per mano di Futurheads, Bloc Party ( in tempi recenti) Xtc, Sound, Talking Heads ( pensando a quanto è stato). Sarà inoltre, che non ho nutrito sin dagli esordi la contrapposizione tra Maccabees e White Lies che seppure viaggino su territori diametralmente opposti non dovrebbero lasciar dubbi sulla autenticità dei primi a discapito dei secondi; trovo che questo nuovo disco porti ulteriormente i primi su un gradino più alto in termini di innovazione nel territorio britannico.
Il disco nel complesso sembra essere non una semplice raccolta di brani e tanto meno un imitazione di Neon Bible degli Arcade Fire ( sebbene l’influenza sia tangibile ), ma piuttosto l’animoso esperimento di galleggiare nel pantano della massificazione indies che assilla gran parte delle cose uscite dalla terra di Alba, Albione, Britannia (o come meglio vi aggrada), ultimamente. E i White Lies ,come anzidetto, ne sono un esempio lampante. In sintesi i brani di cui non potremmo fare a meno: One Hand Holding, Young Lions, No Kind Words, Dinosaurs, Kiss and Resolve, Seventeen Hands. La domanda è legittima e la risposta la darà il tempo. Riusciranno i nostri eroi a raccogliere il frutto di tanta passione?
Buon Ascolto
Giamp
p.s. E chi l’ha detto che solo le band che hanno più passaggi radiofonici, o quelle che godono del privilegio di vedere arrivare un loro brano per qualche pubblicità televisiva, o quelle che le vendite sono pompate a dismisura debbano essere reputate portatrici di buone cose ed essere considerate Next big thing?
Ammappete ragazzi e quanto mi attizza questo nuovo disco dei Maccabees. Sempre più convinto che i ragazzi di Brighton sappiano dove vogliano dirigersi. Colour It In del 2007 ha lasciato un brillante sapore seppure non si trovino in esso sonorità particolarmente pastose o dense di tensione emotiva, quanto più facilmente una musica immediata aspra e spontanea. A dimostrazione delle loro indubbie capacità a distanza di due anni danno alla luce Wall of Arms, in cui prendono le redini della loro musica e la conducono in quei paesaggi che tanto ci stanno sbalordendo e che fanno capo a Arcade Fire, Okkervill River e compagnia bella. Disco provvisto di orchestrazioni elaborate non privo dell’immediatezza del primo disco che li ha contraddistinti nel 2007 e che sposta l’asse del potere musicale dei Maccabees inevitabilmente verso il Canada, probabile nuovo Eldorado musicale, ne è dimostrazione lampante la virata di produzione dell’album in cui è stato coinvolto Markus Dravis che già ricordiamo per il brillante consenso di pubblico con Neon Bible degli Arcade, appunto. La band gode, per sua fortuna, dell’ indifferenza della critica in patria ( la quale è presa da tutt’altro ) e questo piuttosto che essere una barriera risulta invece essere un vantaggio lasciando limiti ampi di sperimentazione e ricerca stilistica e in senso generale lasciano intendere che la miscela istintiva, impetuosa e nervosa precedente, magistralmente abbinata ad una scrittura di assetto wave non ci lascia rimpianti su quanto precedentemente sentito per mano di Futurheads, Bloc Party ( in tempi recenti) Xtc, Sound, Talking Heads ( pensando a quanto è stato). Sarà inoltre, che non ho nutrito sin dagli esordi la contrapposizione tra Maccabees e White Lies che seppure viaggino su territori diametralmente opposti non dovrebbero lasciar dubbi sulla autenticità dei primi a discapito dei secondi; trovo che questo nuovo disco porti ulteriormente i primi su un gradino più alto in termini di innovazione nel territorio britannico.
Il disco nel complesso sembra essere non una semplice raccolta di brani e tanto meno un imitazione di Neon Bible degli Arcade Fire ( sebbene l’influenza sia tangibile ), ma piuttosto l’animoso esperimento di galleggiare nel pantano della massificazione indies che assilla gran parte delle cose uscite dalla terra di Alba, Albione, Britannia (o come meglio vi aggrada), ultimamente. E i White Lies ,come anzidetto, ne sono un esempio lampante. In sintesi i brani di cui non potremmo fare a meno: One Hand Holding, Young Lions, No Kind Words, Dinosaurs, Kiss and Resolve, Seventeen Hands. La domanda è legittima e la risposta la darà il tempo. Riusciranno i nostri eroi a raccogliere il frutto di tanta passione?
Buon Ascolto
Giamp
p.s. E chi l’ha detto che solo le band che hanno più passaggi radiofonici, o quelle che godono del privilegio di vedere arrivare un loro brano per qualche pubblicità televisiva, o quelle che le vendite sono pompate a dismisura debbano essere reputate portatrici di buone cose ed essere considerate Next big thing?
lunedì 11 gennaio 2010
JEFF BUCKLEY
- Live @ Glastonbury - 24.6.2005
Non so se anche voi, come me, avete qualche disco che ha attraversato un momento particolarmente sentito, doloroso, della vita. Un disco che lo avete lasciato là nello scaffale e che avete giurato di non tirarlo fuori mai più per non evocare i fantasmi del passato. Io ne ho più di uno. Grace è uno di quelli. Beh oggi in parte lo rispolvero (visto che si parla del live) e devo dire che fa meno male di quanto pensassi. Da tutti ritenuto un angelo in terra a distanza di tempo ritengo invece che fosse "dannatamente diabolico". Ogni sua canzone, questo è molto vero, inizia con l’accarezzarti l’anima ma finisce inesorabilmente per strappartela brutalmente dal petto. Il dispiacere per la sua breve carriera finita nelle acque del Mississipi, unitamente all’interrogativo su quali altri livelli sarebbe stato in grado di proporre la sua musica, mi accompagnerà tutte le volte che un suo cd girerà nel mio lettore. Questo live in quel di Glastonbury del giugno 2005 rimane una delle tante e formidabili testimonianze che il grande Jeff ci ha lasciato, nonchè uno dei più bei live di sempre. Band in gran forma e Buckley che incanta con la sua incredibile voce, che a volte sembra spezzarsi, a volte vibra al limte del sopportabile ma che finisce sempre col devastare l'animo di chi lo ascolta. Da notare la mancanza dell'effetto "coro da chiesa" del pubblico astante, durante l'ascolto delle canzoni, gustate, invero, in religioso silenzio. Pubblico che tributa invece la dovuta acclamazione nel finale di ognuna delle esibizioni. Non perdetevi l'uno-due da ko di Eternal Life (in una acidissima versione) e Kick Out The Jam dei MC5. Nell'attesa che anche su questo live "l'adorabile" madre ci metta le mani sopra vi auguro un ottimo ascolto di un'ora di pura estasi.
... another twisted love song ... [ track list ]
01. Dream Brother - 02. Lover, You Should've Come Over - 03. So Real - 04. Last Goodbye - 05. What Will You Say - 06. Mojo Pin - 07. Eternal Life - 08. Kick Out The Jam - 09. Grace
venerdì 8 gennaio 2010
A PLACE TO BURY STRANGERS - Exploding Head
A Place To Bury Strangers - Keep Slipping Away
A Place To Bury Strangers | MySpace Music Videos
E invece di seppellire, questo rumorosissimo trio statunitense, da Brooklin, ha resuscitato tutte quelle sonorità noise-shoegaze-dark e compagnia cantando. Generi molto simili e molto molto diversi, che sovente faticano a fare amicizia con le mie orecchie. In questo caso i Place riescono a non essere troppo monocordi e fanno del loro meglio (riuscendoci in più di un'occasione) per omaggiare i Jesus & Mary Chain, My Bloody Valentine, Sister of Mercy e infine anche i Cure come ben dimostrato nella canzone/video sotto postata, quinta traccia di Exploding. Più sotto ancora la medesima canzone nel South Central Remix, in versione d/l gratuito. Molto interessanti.
A Place To Bury Strangers - Keep Slipping Away
A Place To Bury Strangers | MySpace Music Videos
giovedì 7 gennaio 2010
SCHOOL OF ROCK
di R. Linklater 2003
Giamp
di R. Linklater 2003
Vagate con la fantasia un po' ed immaginate se un giorno i vostri e i nostri figli disponessero dei mezzi per frequentare una scuola del rock. Una vera e propria scuola che formi in tutto, ma proprio su tutto ciò che è l'arte del R'n'R senza mezzi termini e che annoveri tra i propri insegnanti un rocker come Jack Black - musicista in cerca di gloria e fama e che ripiega sulla scuola la possibilità di riscatto nella vita piatta e fallimentare nel campo del Rock!!! Questo uno degli argomenti che il poco celebre e piuttosto discusso film School of Rock mette in evidenza. Le curiosità da scoprire nel film sono varie e attendibili quanto mai:
1) Il film è uno dei pochi in cui si può ascoltare una canzone dei Led Zeppelin: la band infatti non accetta mai di vendere la propria musica ai film. 2) Il personaggio di Jack Black nel film dice che il rock 'n' roll è stato ucciso da "a little thing called MTV!" (una piccola cosina chiamata MTV!). Casualmente School of Rock è stato realizzato dalla Paramount Pictures, una sussidiaria di Viacom, compagnia che ha lanciato MTV. 3) Il film è da molti considerato un omaggio agli AC/DC. Per esempio il fatto che la band alla fine si veste con la divisa scolastica ricorda l'immagine dei concerti degli AC/DC. 4) Jack Black inoltre usa una Gibson Sg, la stessa chitarra di Angus Young. 5) Il personaggio di Katie, la ragazzina che suona il basso, potrebbe essere ispirato a Kim Deal, unica presenza femminile e bassista del gruppo rock Pixies 6) Tutte le canzoni e gli album che Dewey cita e dà agli studenti sono vere canzoni e album (per esempio, a Lawrence cita Touch Me dei The Doors e Roundabout degli Yes, a Zack Iron Man dei Black Sabbath, Smoke on the Water dei Deep Purple e Highway to Hell degli AC/DC, a una delle coriste The Great Gig In the Sky dei Pink Floyd). E così via discorrendo. E poi con una colonna sonora di questo calibro volete non andare proprio a vederlo/cercarlo??? Magari tra un pranzo Natalizio ed una sosta in attesa del nuovo Anno un posticino per guardarsi un film lo trovate.
Buona visioneGiamp
lunedì 4 gennaio 2010
Eddie Vedder plays Springsteen
Ormai sono anni che il canto di Vedder mi fa sciogliere il sangue, soprattutto quando diventa più intimista. Ne cito giusto un paio: Man of the Hour e The Long Road nella versione con Nusrat Fateh Ali Khan. Poi guardi il Boss commuoversi sulla sua My City of Ruins cantata da Eddie e pensi che Lassù qualcuno ci ama. (thank's to pearljamonline.it)
There's a blood red circle
on the cold dark ground
and the rain is falling down
The church doors blown open
I can hear the organ's song
But the congregation's gone
My city of ruins
My city of ruins
Now the sweet veils of mercy
drift through the evening trees
Young men on the corner
like scattered leaves
The boarded up windows
The hustlers and thieves
While my brother's down on his knees
My city of ruins
My city of ruins
Come on rise up!
Come on rise up!
Now there's tears on the pillow
darling where we slept
and you took my heart when you left
without your sweet kiss
my soul is lost, my friend
Now tell me how do I begin again?
My city's in ruins
My city's in ruins
Now with these hands
I pray Lord
with these hands
for the strength Lord
with these hands
for the faith Lord
with these hands
I pray Lord
with these hands
for the strength Lord
with these hands
for the faith Lord
with these hands
Come on rise up!
Come on rise up!
Rise up
Ormai sono anni che il canto di Vedder mi fa sciogliere il sangue, soprattutto quando diventa più intimista. Ne cito giusto un paio: Man of the Hour e The Long Road nella versione con Nusrat Fateh Ali Khan. Poi guardi il Boss commuoversi sulla sua My City of Ruins cantata da Eddie e pensi che Lassù qualcuno ci ama. (thank's to pearljamonline.it)
There's a blood red circle
on the cold dark ground
and the rain is falling down
The church doors blown open
I can hear the organ's song
But the congregation's gone
My city of ruins
My city of ruins
Now the sweet veils of mercy
drift through the evening trees
Young men on the corner
like scattered leaves
The boarded up windows
The hustlers and thieves
While my brother's down on his knees
My city of ruins
My city of ruins
Come on rise up!
Come on rise up!
Now there's tears on the pillow
darling where we slept
and you took my heart when you left
without your sweet kiss
my soul is lost, my friend
Now tell me how do I begin again?
My city's in ruins
My city's in ruins
Now with these hands
I pray Lord
with these hands
for the strength Lord
with these hands
for the faith Lord
with these hands
I pray Lord
with these hands
for the strength Lord
with these hands
for the faith Lord
with these hands
Come on rise up!
Come on rise up!
Rise up
PLAGIAMOCI COSI', SENZA PUDOR
**** l'originale ****
**** il plagio? **** (dal 1m e 18 sec circa)
Apriamo il sipario del 2010 ritrovando gli attori che hanno chiuso il 2009 questo blog, i Counting Crows. Il caro coo-blogger Giamp mi segnala dalle terre trentine questa evidente scopiazzatura fatta dal Ligabue cantante che ha usato Walkaways dei Counitng Crows per scriverci sopra Una Vita da Mediano. Paragnosta a posteriori o paraculo senza remissione di peccato? Il 2010 vedrà l’uscita del nuovo album del Liga che personalmente ho apprezzato soprattutto nei suoi primi 3 lavori e più in generale per la sua abilità di “italianizzare”un certo repertorio classicamente a stelle e strisce. Una bella parentesi l’ha aperta e chiusa con il suo tour acustico e il relativo cd Giro d’Italia e, a dire il vero, a quel punto mi aspettavo che registrasse il suo Nebraska (ogni rocker ne dovrebbe fare uno nella vita). Invece ha ripreso a proporre le sue italiche americanate che, stando ai pienoni dei suoi concerti e ai martellanti passaggi radiofonici, gli danno ragione. Per i miei gusti non posso che sperare in qualcosa di meglio. A lui, comunque, i complimenti.
**** l'originale ****
**** il plagio? **** (dal 1m e 18 sec circa)
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