mercoledì 13 gennaio 2010

THE MACCABEES - Wall of Arms

Ammappete ragazzi e quanto mi attizza questo nuovo disco dei Maccabees. Sempre più convinto che i ragazzi di Brighton sappiano dove vogliano dirigersi. Colour It In del 2007 ha lasciato un brillante sapore seppure non si trovino in esso sonorità particolarmente pastose o dense di tensione emotiva, quanto più facilmente una musica immediata aspra e spontanea. A dimostrazione delle loro indubbie capacità a distanza di due anni danno alla luce Wall of Arms, in cui prendono le redini della loro musica e la conducono in quei paesaggi che tanto ci stanno sbalordendo e che fanno capo a Arcade Fire, Okkervill River e compagnia bella. Disco provvisto di orchestrazioni elaborate non privo dell’immediatezza del primo disco che li ha contraddistinti nel 2007 e che sposta l’asse del potere musicale dei Maccabees inevitabilmente verso il Canada, probabile nuovo Eldorado musicale, ne è dimostrazione lampante la virata di produzione dell’album in cui è stato coinvolto Markus Dravis che già ricordiamo per il brillante consenso di pubblico con Neon Bible degli Arcade, appunto.  La band gode, per sua fortuna, dell’ indifferenza della critica in patria ( la quale è presa da tutt’altro ) e questo piuttosto che essere una barriera risulta invece essere un vantaggio lasciando limiti ampi di sperimentazione e ricerca stilistica e in senso generale lasciano intendere che la miscela istintiva, impetuosa e nervosa precedente, magistralmente abbinata ad una scrittura di assetto wave non ci lascia rimpianti su quanto precedentemente sentito per mano di Futurheads, Bloc Party ( in tempi recenti) Xtc, Sound, Talking Heads ( pensando a quanto è stato). Sarà inoltre, che non ho nutrito sin dagli esordi la contrapposizione tra Maccabees e White Lies che seppure viaggino su territori diametralmente opposti non dovrebbero lasciar dubbi sulla autenticità dei primi a discapito dei secondi; trovo che questo nuovo disco porti ulteriormente i primi su un gradino più alto in termini di innovazione nel territorio britannico.
Il disco nel complesso sembra essere non una semplice raccolta di brani e tanto meno un imitazione di Neon Bible degli Arcade Fire ( sebbene l’influenza sia tangibile ), ma piuttosto l’animoso esperimento di galleggiare nel pantano della massificazione indies che assilla gran parte delle cose uscite dalla terra di Alba, Albione, Britannia (o come meglio vi aggrada), ultimamente. E i White Lies ,come anzidetto, ne sono un esempio lampante. In sintesi i brani di cui non potremmo fare a meno: One Hand Holding, Young Lions, No Kind Words, Dinosaurs, Kiss and Resolve, Seventeen Hands. La domanda è legittima e la risposta la darà il tempo. Riusciranno i nostri eroi a raccogliere il frutto di tanta passione?
Buon Ascolto
Giamp
p.s. E chi l’ha detto che solo le band che hanno più passaggi radiofonici, o quelle che godono del privilegio di vedere arrivare un loro brano per qualche pubblicità televisiva, o quelle che le vendite sono pompate a dismisura debbano essere reputate portatrici di buone cose ed essere considerate Next big thing?

5 commenti:

Resto In Ascolto ha detto...

Della nuova ondata "quelli che ... ti ricordi i Joy Division?" sono quelli che preferisco.

Euterpe ha detto...

A me il disco è piaciuto davvero tanto.Insieme ai maximo park e ai Kasabian sono i prodotti british che ho preferito nel 2009,anche più degli Arctic Monkeys.

DiamondDog ha detto...

Buoni davvero. Per me una sorpresa.

Giamp ha detto...

A me e cgredo anche a >Gianni hanno se non altro suscitato curiosità ed ora, come dicevo , confermano che la curiosità non era tempo sprecato!!!


Giamp

Giamp ha detto...

ah dimenticavo e poi da un po' di tempo anche i miei due figli lasciano intendere che la cosa ( Maccabees) li attizza!!!! E per me loro sono un ottimo banco di prova..