martedì 24 marzo 2009

EUGENE McGUINNESS

Meno male che la musica non scade come lo yogurt. Quest’anno avrei dovuto rinunciare sia ai Wintersleep che all’artista di cui appresso. Purtroppo ho temporeggiato un po’ troppo prima dell’ascolto dell’album omonimo di Eugene McGuinness, uscito nel 2008. Ma è successo perché nell’inconscio il cognome mi rimandava troppo alla birra più buona del mondo (almeno per me), ed ero convinto che ne avrei ascoltato una sorta di Shane MacGowan (leader dei Pogues), con musica tipica irlandese o giù di lì. Poi, in un momento preciso di un giorno qualsiasi, mentre navigavo in rete nel mare calmo del sito di Cat Power, mi si apre all’improvviso il myspace del nostro, che mi costringe all’ascolto del singolo Fonz. Devo dire che il fine ultimo del sequestro mediatico è pienamente riuscito al punto che, ad oggi, tutti i miei (pre)concetti sono andati (per usare un’esclamazione tipica di Camilleri/Montalbano) a “scatafottere”. Musicalmente si sente che anche McGuinness, come tanti suoi contemporanei novizi della musica, ha messo su disco i frutti di una vita, fin qui, spesa ad ascoltare la musica per tramite dei propri genitori. Siamo dalle parti dei Kinks e dei Beatles, ma è giusto per dare un’indicazione di massima, visto che la sua musica viaggia! Sì proprio così. Non so se avete presente il primo film della saga Ritorno al Futuro di Zemeckis: c’è una scena dove il giovane Marty McFly, durante una serata musicale, sale sul palco e si mette a cantare il “ballabile” Johnny B. Goode di Chuck Berry (all’epoca non ancora scritta), lasciandosi andare all’assolo finale di chitarra elettrica e sbalordendo gli astanti. Beh, se il giovane McGuinness si trovasse nello stesso periodo storico (anni '50) e suonasse la sua musica indurrebbe la gente allo stesso tipo di reazione, ne sono certo. Lo so che siamo nel XXI secolo ma mi diverte questa idea di questo giovane sbarbatello inglese che irrompe negli anni ’50 e si mette a suonare la chitarra come i Violent Femmes. Non che tutto l’album sia memorabile, ben inteso, ma le credenziali per un futuro luminoso ci sono tutte, e il trittico iniziale Rings Around Rosa, Fonz e la romanticissima Wendy Wonders è un biglietto da visita a caratteri cubitali. Il resto dell’album scivola piacevolmente sempre con questo pop dal delizioso gusto retrò in sottofondo. Altre canzoni da segnalare Those Old Black and White Movies Were True, Nightshift, Not So Academic e la conclusiva God In Space (un bel lento tipo fine serata da ballo studentesco). Un disco che capita a proposito di questo inizio di primavera, che rifiorisce ogni anno insieme al suo sbocciare di piacevoli sensazioni quotidiane. The latest pop sensation.
Gianni Ragno

Eugene McGuinness - Fonz


Marty McFly - Johnny B. Goode (Back To The Future)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bello 'sto McGuinness, nulla a che vedere con sua Maestà Morrissey?