mercoledì 30 settembre 2009

PEARL JAM - Backspacer
(la recensione)

Strana sensazione la mia dopo un primo rapido ascolto di Backspacer. Disco che trovo di primo impatto compatto nel complesso, di buon andamento, qualche accellerata presente qua e la, alcune ballate, rimasugli di periodo andati e la voglia di catturare coloro i quali erano spaventati dall'aggressività con cui si rendevano famosi i Pearl Jam, viste le tinte pop di cui sono intrisi alcuni brani e vista la breve durata dell'intero lavoro ( appena 36 minuti). Ma ritorniamo a noi. Parlavamo di strane sensazioni. Nessuno stato d'ansia mi ha colto nell'attesa che da mesi annunciava il nuovo lavoro. Nessun attacco di panico , visto che nulla di più mi aspettavo da loro dopo l'omonimo disco passato inosservato ( ribattezzato Avocado ). Eppure gli addetti ai lavori sono stati catastrofici nel descriverlo. Senza contare gli analogismi in termini negativi fatti con altri dinosauri del panorama rock. Io ho semplicemente atteso. D'altronde il mio rapporto con questa band è stato lo stesso , teoricamente, che hai con la donna della tua vita. Quel rapporto che ti folgora al'inizio, che ti strazia di passione, che ti fa gioire e che ti fa soffrire ti travolge e ti rende insano nei modi e nei comportamenti e che ti libera da ogni inibizione. Quando incontri la donna della tua vita e ci stai assieme per anni e sai che ci dovrai invecchiare insieme, sei contento malgrado i segni sul viso lasciati dal tempo e qualche chilo di troppo nei punti giusti. No, non sarà ci certo questo a fartela amare di meno. Una passione quella metaforicamente sopra descritta che mi lega da ben 20anni alla rock band che mi ha folgorato con il suo esordio esplosivo e con l'immediato seguito. Il trittico iniziale – Gonna see my Friend-Got some- the Fixer-non lascia dubbi sull'energia presente nella band, malgrado i temi siano cambiati. Nessuna condotta socio- politica su cui inveire ( forse perchè ora c'è Obahma e non più Bush ). Piuttosto temi toccanti come l'amicizia, le relazioni di tutti i giorni e la morte e l'amore che si contendono il ruolo di prim'attori ( provate a leggere il testo di The End, qualcosa che fà rabbrividire solo a leggerlo-immaginate cantato dal vivo con 30 mila accendini che vi fanno da cornice-). Le ballate presenti nel disco – Just breathe e The End appunto-, come molti hanno compreso, sembrano uscite dai Bside del lavoro solista Into the Wild, ma va bene così. Ho apprezzato quel lavoro come potrei esserne distante. Poi alcuni mid tempo cari ai Pearl JamAmongst the Waves e Unthought Known ( che dall'incipit ci rimanda a Wishlist di Yeldiana memoria ). Supersonic trae in inganno gli amanti dei Ramones ma anche per un inizio simile a a Spin the black Circle, forse questo brano insieme alla seguente Speed of Sound è l'unica nota dolente palese del disco che per fortuna ci regala ancora un brano come Force of Nature che sarà difficile nei concerti non conivolga i presenti. Non sarà quindi un disco sotto stimato a farmeli amare di meno. Sarà perchè al cuore non si comanda, nemmeno se poi ti accorgi che potevano fare di più. Ad ogni modo il cd gira nei miei lettori da una settimana o poco più e penso sempre che non sia nulla di trascendentale. Nessun colpo di coda , ma genuino quanto basta a renderlo piacevole nell'ascolto. Buon ascolto.
Giamp

3 commenti:

Giamp ha detto...

Devo aver pensato molto a No code per aver descritto Wishlist appartenente a quel disco. Mah misteri della mente!!!!!
E poi Papaya non so da dove mi è saltato fuori.....uagliò m' stec facenn proprje vecchie.....
meno male che il capo redattore è sempre attento!!!!

Resto In Ascolto ha detto...

forse stavi ascoltando Apapaya dei Litfiba mentre scrivevi il pezzo...o pensavi di essere sull'isola di Lost ...

Giamp ha detto...

Magari su un'Isola!!!!