Io Ancora Esisto
(Joy Division) / pt. 1
Più di un motivo per parlarvi dei Joy Division e della loro brevissima ma indissolubile parabola artistico-musicale.Punto primo, anno 1977 , è da non molto passato il periodo Punk con strascichi sociali-culturali-politici immensi. Non apro capitoli a parte, ma le scie del punk, musicalmente parlando, le troviamo appunto nel filone, capeggiato dai Joy Division e battezzato come Goth-Dark-Wave Music. In breve, musica non convenzionale che trova le sue origini nella società post-industriale, ansiogena e a tratti apocalittica. Sonorità cupe, dense di pathos, tenebrose e fosche quanto basta per dare ospitalità ad un genio, profondamente segnato dalla malattia ( era affetto da crisi epilettiche ), al punto da renderlo così inquietante nella sua mente, tanto quanto nella sua danza sul palco, come Jan K. Curtis. Leader incontrastato della Divisione della Gioia ed influenzato da opere letterarie dello spessore di Dostoevskij, Borroughs, Ballard.
Punto secondo - da pochi giorni ( 18 maggio ) si è celebrato il 29° anniversario dall morte appunto di Jan K. Curtis ed è quindi un buon momento per fare il punto su i misteri che ancora restano sul suo suicidio ancor prima che si celebri il 30nnale. Si lo so, lo ha già fatto alla perfezione Anton Corbijn, noto fotografo di fama internazionale, che con i suoi scatti ha immortalato stars del calibro di U2, Coldplay, REM, Depeche Mode, ecc. e che si è lasciato incantare dalla macchina da presa (lunga la lista dei videoclip realizzati), al punto di mettersi alla prova come regista per un lungometraggio intitolato -Control- a Lui e alla sua vita sentimentale, dedicato. Corbjin, tra l’altro, li ha incontrati per ritrarne alcuni scatti, poco prima della morte di Jan Curtis e si era trasferito da Amsterdam a Manchester proprio per la grande passione che aveva per i JD. La pellicola premiata a Cannes, effettua un tracciato efficace in un bianco e nero sgranato, che ne sottolinea le sensazioni che il mito stesso ha lasciato nel tempo.
Ma l’enigma di fronte a queste morti è sempre così smisurato tanto che si tratti di personaggi noti quanto di comuni individui che transitano inosservati.
Diceva di se stesso Curtis: “ tutto ciò che voglio dalla mia carriera musicale è fare un unico disco” ( nel tentativo di emulare i suoi miti Bowie-Reed-Morrison). Fu così che dopo il primo disco – Unknow Pleasures- decise di farla finita. Difatti -Closer- uscì postumo anche se era stato praticamente ultimato. Un animo decadente?, una mente superiore per vivere una realta banale?, o semplicemente non sopportava il peso delle situazioni che si erano create attorno?
D’altro canto altri, prima e dopo di lui, hanno deciso sorte analoga per cui tutt’ora il mistero rimane.
Punto terzo- il ricorrere storico di tendenze musicali che dal loro patrimonio ( e dai New Order nati dalle loro ceneri ) attingono a piene mani non può farci passare inosservato il contributo essenziale che tale fenomeno ( oserei dire generazionale ) ha lasciato. Gruppi come Killers, Interpol,Glasvegas,White Lies devono innalzare un monumento ai Joy Division per come tale scia è riuscita a regalare fama e notorietà al loro talento e alla intuizione. Soddisfatti o rimborsati, di certo l’esperienza JD va tenuta in considerazione se non altro per esser riusciti in due album a creare un modello difficile da non osservare attentamente sebbene facilitato dal fatto che un suicidio ne amplifica lo svolgimento.
“Ecco il mondo : un inferno, noi siamo tutti impossibilitati a essere liberi.”
( Decades-Jan Curtis)
Giamp
Joy Division's first TV appearance
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