lunedì 28 dicembre 2009
(& a happy new year)
A long december and there’s reason to believe
Maybe this year will be better than the last
I can’t remember the last thing that you said as you were leavin’
Now the days go by so fast
And it’s one more day up in the canyons
And it’s one more night in Hollywood
If you think that I could be forgiven … I wish you could
giovedì 24 dicembre 2009
Certo non mi scompiscio davanti alla comicità di Mr. Bean ma questo sketch sul Natale e in particolare la scena in cui gioca con i pupazzetti del presepe (dal min. 2,30) mi mette di buon umore e mi ricorda di non prendere mai troppo sul serio le cose della vita. Buon Natale a tutti.
lunedì 21 dicembre 2009
venerdì 18 dicembre 2009
Un'altra bella canzone di una band, i PRINCETON dalla California, che segue l'onda lunga di questo nuovo movimento musicale che ricama i brani con suadenti e melodie e belle voci.
Buon ascolto
mercoledì 16 dicembre 2009
lunedì 14 dicembre 2009
[ Il 2009 rivisto dai redattori di questo blog Giamp e Gianni, con 10 canzoni scelte da ciascuno per sugellare l'annata ]
[ La settimana prossima invece verranno postate le 25 migliori canzoni di "Quello Che Le Radio Non Dicono" ]
Il mio viaggio musicale per il 2009 comincia come sempre di seguito ad una conversazione con il caro amico Gianni, conversazione che ha trovato spunto dal fatto che la musica a detta di qualcuno non avrebbe più niente da dire per tanto inutile scavare in cerca di probabili nuove emozioni che la stessa musica genera . Di certo tale affermazione non trova concorde il sottoscritto, più facilmente trova concordi il sottoscritto e Gianni su un punto in particolare e cioè che i "senatori a vita" della musica internazionale con i loro lavori attesi da anni, nulla di decisivo hanno lasciato nella nostra anima assetata di emozioni. Forse addirittura proverei a dire che più deludenti sono stati inutili, percorrendo lo stesso solco e mancando così di naturalezza capace di emozionare. Attraverso la rete (e quindi attraverso i blog di settore e non) e con la collaborazione di Gianni, ho scoperto gruppi che nemmeno immaginavo esistessero. Gruppi che non hanno le credenziali dei Pink Floyd , degli U2, di Placebo, di Moby, dei Pearl Jam,di Bob Dylan, di Depeche Mode, The Muse e così via, ma capaci con le loro composizioni, di scandire battuta dopo battuta, nota dopo nota, melodia dopo melodia, parola dopo parola gli attimi delle nostre interminabili ventiquattrore, apparentemente tutte identiche, ma che alla fine si diversificano proprio per la dissimile colonna sonora. Ma questa è altra storia, a noi a questo punto dell’anno interessa stilare una playlist di ciò che invece ha lasciato un segno .
Giamp
P.J. Harvey & J.Parish (a woman a man walked by) - Dan Auherbach (Keep It Hid) - Wilco (Wilco, the album) - Barzin (Notes To An Absent Lovers) - Malakai (The Ugly Side Of Love) - Arctic Monkeys (Humbug) - Wild Beasts - (Two Dancers) - Editors (In This Light) - The Swell Season (Strict Joy) - The Leisure Society (The Sleeper)
# Le 10 canzoni scelte da Giamp #
venerdì 11 dicembre 2009
[ con la recensione degli Editors si chiude ufficialmente il 2009 per il quale la settimana prossima verranno riportati gli ascolti e le sensazioni dei curatori di questo blog, Gianni e Giamp ]
C’è di che discutere sul terzo atteso lavoro degli Editors. C’è chi lo definisce disco della crescita , altri pensano invece, come tanti altri gruppi hanno già fatto, che vivano di scopiazzature. Altri poi non ancora capiscono la direzione che vogliono intraprendere e patapim e patapam ( direbbe Alex Drastico alias A. Albanese)…. E questo è quello che gli altri dicono a riguardo. Il sottoscritto ( che il dono della schiettezza di certo possiede !!!) parlando con il cuore non può che attestare dopo un periodo di ascolto, che il disco seppure si trascini su temi cupi e melodie intimiste , lascia un buon sapore in bocca, e a parte la danzereccia Papillon i brani proposti nel loro nuovo lavoro vedono si l’uso dei synth (che soppianta le chitarre) e l’approccio con l’elettronica, ma come qualcosa di necessario e non unicamente come logica legata a interessi commerciali. Giro di boa obbligato e coraggioso così come altre band hanno già dimostrato di dover fare e pensiamo a chi invece questo bagaglio non ha voluto portare, ed oggi magari è obbligato a sciogliersi come neve al sole (vedi Oasis ). Tra l’altro il primo lavoro aveva entusiasmato, avendo spazianto in territori vicini ai primissimi U2 , mentre elogi e conferma di qualità vengono con il secondo lavoro in cui imboccano la strada che fu appunto dei Joy Division ( band a cui abbiamo dedicato a GIUGNO considerazioni più che soddisfacenti). Strada successivamente intrapresa da molti altri (si pensi ad Interpol e compagnia bella) e che genera competitività. Ma torniamo a bomba a parlare del disco senza tirarci per le lunghe. Disco affascinante e quanto mai profondo all’ascolto. Venato di sfumature industrial e dark, tanto da renderlo di effetto oscuro ed intimista. Si spazia da The Cure a Depeche Mode, New Order e udite udite Radiohead. Le tracce da non farsi mancare: The Big Exit in cui il cantato emula per l’appunto Tom York, The Boxer freddo e gelido incedere della pioggia, Walk e le sue atmosfere nebbiose, l’oscura Eat raw…. , e l’inquietante In This Light And On This Evening. Mi piace inoltre pensare, mentre il disco gira nel lettore, come sarebbe l’ascolto se il disco fosse stato concepito dai Joy Division . E davvero per poco, chiudendo gli occhi, si è portati a pensare che il cantante con quella voce, non fosse per questo, rappresenti la reincarnazione di J Curtis.
mercoledì 9 dicembre 2009

Bad Thoughts - Oh Jena
lunedì 7 dicembre 2009

Un’altro supergruppo. Un album che probabilmente rimarrà unico, sarà seguito da un tour e magari poi consegnato alla storia come imperativo ed obbligatorio per gli amanti del buon rock.
Dalla mia l’ascolto è seguito da un senso di dejà vù. Un seguito più o meno a ciò che furono i fasti del rock ‘70 a matrice psichedelica e hard. Si, per dirla in altre parole, a quei sovrabbondanti rimandi maledettamente zeppeliniani. Ma si sa oggi fruire di buona musica diventa condicio sine qua non e ad ogni buon conto passibile d'interpretazione. Eppure gli ingredienti ci sono:
una parte di spirito rock;
tre parti di supermusicisti;
spolverata di critica positiva;
un pizzico di voglia di rimettersi in gioco;
divertimento e sperimentazione q.b..
Malgrado le maldicenze che vedrebbero Them Crooked Vultures – così si chiamano in questa formazione D. Grohl, J. Homme e J.P..Jones.- in aria di raccattar danaro da questa esperienza, il disco uscito a metà novembre, altro non pare che un tributo al rock senza ambizioni se non quella per ora di piacere agli appassionati del genere. Ritmica penetrante ( difficile fare diversamente), riff ispirati ( belli i richiami ai Van Halen) voce inequivocabilmente stoner, ma a parte ciò il disco si trascina su reimpasti di esperienze del passato dei tre componenti di tutto rispetto. Un altro incidente di percorso per un supergruppo, o davvero sarà una pietra miliare? Si sa la fretta non genera animali perfetti per tanto è troppo presto esprimere giudizi estremi, non ci resta che ascoltarlo. Buon ascolto.
Giamp
mercoledì 2 dicembre 2009

lunedì 30 novembre 2009
Mi piacerebbe un giorno fare il gioco delle sillabe finali usando le canzoni insieme agli amici fruitori di buona musica compreso quelli di "L'Orecchio di Afrodite" che qualche giorno fa postando la nuova canzone di Paul McCartney che fa da colonna sonora al film Everybody's Fine, con protagonista De Niro (e che altro non è che il rifacimento di Stanno Tutti Bene di Tornatore), mi ricordavano che la stessa faceva pendant con Once Upon a Long Ago sempre del Macca di circa 20 anni fa. Entrambe sembrano fatte apposta per accompagnare la lieta novella del 25 dicembre. E così si è messo in moto il meccanismo del “trova la

giovedì 26 novembre 2009

mercoledì 25 novembre 2009
(a.a.a. regista cercansi)
Disco davvero interessante quello dell'ex Pulp con 5-6 canzoni da incorniciare. I video invece, aiuto! Passi il primo, Angela, semplice, niente di trascendentale, un buon accompagnamento alla canzone. Secondo singolo, toglie i cubi del primo ed è fatta. Oppure l'ha girato Spike Lee e io ne capisco na mazza. De gustibus.
martedì 24 novembre 2009
Giamp
venerdì 20 novembre 2009
mercoledì 18 novembre 2009
Gianni Ragno
lunedì 16 novembre 2009

WILCO – Il concerto
Wilco in gran spolvero. Wilco nudi e crudi essenziali nelle parole (abbiamo sentito il saluto di J.Tweedy dopo 40 minuti dall’inizio della serata) ma superlativi nella loro esibizione di 2 ore abbondanti. Platea al gran completo, compreso noi 2 (avvocato e ragioniere mancati) costretti tra le poltrone del conservatorio G Verdi. E che diamine, f

venerdì 13 novembre 2009

Gianni Ragno


martedì 10 novembre 2009
giovedì 5 novembre 2009
(canzoni per un pronto risveglio .. dal coma)
Le canzoni, ma anche semplicemente un accordo, un soffio, un passaggio armonico, che vado a elencare, sono quelle che per chissà quale ragione hanno maggiormente smosso i neuroni e quasi tutte dall’andamento lento-moderato-mezzotempo: la prima è Man Of The Hour dei Pearl Jam “Ora l'uomo del momento/ha fatto il suo ultimo inchino/mentre cala il sipario/io credo che questo sia semplicemente/un arrivederci, per ora..." I Wilco con Either Way “forse domani il sole splenderà/le nuvole spazzate via/forse non avrò paura/e proverò a capire/in ogni caso”. A proposito di flauto non può mancare quello magico suonato dai King Crimson in I Talk To The Wind dei “Parlo al Vento/le mie parole vengono spazzate via/parlo al vento/ma il vento non ascolta/il vento non può ascoltare”. E ancora l’armonica iniziale di The River di Springsteen, i ritmi cupi di One Tree Hill degli U2, la ballata dolente di The Dancer di PJ Harvey, la catarsi finale di Grace di Jeff Buckley “And I feel them drown my name So easy to know and forget with this kiss I'm not afraid to go but it goes so slow”, il ritornello di Back of My Mind di John Hiatt, la batteria di Kenny Aronoff in Rain on The Scarecrow di Jonh Mellencamp. Un’ultima e preziosa rimembranza per This is the Sea dei Waterboys con la sua musica che è il Mare ed un testo che mi accompagna da tempo immemore e che della vita è una delle più belle metafore “Ascolta c’è un treno che arriva/è tuo se ti affretti/hai ancora tempo/e non c’è biglietto da pagare/non ci sono tasse da pagare/perché quello era il fiume/ma questo è il Mare". Ma se tutto questo non dovesse bastare a scuotermi non dimenticatevi della versione country di I Don’t feel Like Dancing…ha quel non so che …
martedì 3 novembre 2009
di Julie Taymor (2007)

Difficile definirlo musical e basta. Opzione più accreditabile: un viaggio. Viaggio alla ricerca del padre che trasforma la vita del giovane Jude (Jim Sturgess). Lo conduce attraverso le emozioni, l’amore libero, i colori, le vicende, la guerra, i movimenti di protesta, la musica , nella cultura sixties americana. Un viaggio anche questa volta alla ricerca di se stessi (almeno per Jude). Julie Taymor, esperta com’è di musical a Broadway si mette alla prova nella cinematografia e coniuga magistralmente le due arti. E poi vuoi mettere un intero film sulle cui immagini corrono i brani dei Beatles (il quale non è un film sui Beatles ma raccontato dai Beatles), eccellentemente riarrangiati da Elliott Goldenthal -marito della Taymor- e dagli interpreti del film? Psichedelia e tematiche pacifiste sono sempre state inoltre, una alleanza preziosa, e lo si riscontra, questo binomio, in moltissime altre pellicole (Hair - Tommy). Film che gira su livelli differenti, quasi fossero più quadri musicali ipersaturi di personalità individuali. L’uso poi di effetti come la saturazione dei colori, il chroma key e di ambientazioni tipiche dei musical, mettono ben a fuoco le storie nel loro progredire temporale, lasciando sempre un collegamento tra passato e presente. Eccellente la sequenza di Strawberry Fields con chiaro riferimento a Fragole e Sangue di Stuart Hagmann. Impreziosito anche da camei di personaggi come Bono e Joe Cocker e Salma Hayek oltre che per le citazioni di personaggi dell’epoca (Sadie Joplin - Jo Jo Hendrix). Anche a chi proprio non nutre simpatia per i Beatles fino in fondo, il consiglio di guardare questo film e lasciarsi trasportare in questo viaggio (musicale e non solo).
"É quello che fai che determina quello che sei!"
"No, zio Ted! È quello che sei che determina quello che fai, ho ragione Jude?"
"Mmm... diciamo che non è importante quello che fai, ma il modo in cui lo fai." »
Buona visione.
Giamp
venerdì 30 ottobre 2009
(beggars banquet , 1997)

Un rock avvolgente , con sonorità ipercompresse, eteree. Suoni come fuoriuscissero da una radiolina sgangherata, suoni imprigionati, sonorità che non lasciano vie di fuga. Simmetrie circolari disegnate dalla linea di basso e dalle ripetitività dei riff di chitarra acustica ed elettrica, rendono sì compatto e uniforme il disco, ma anche essenziale e poco espressivo, talvolta senza calore. Una via che anche altre band (che prima di loro avevano provato), hanno lentamente abbandonato. E pensiamo principalmente agli Smashing Pumpkins. Un disco che lentamente come una marea, come un’onda lentissima, ti avvolge non per colpirti rapidamente, ma piuttosto per saturare la tua scatola cranica e vederla implodere. Questo in sintesi il secondo difficile lavoro degli Swell di S.Francisco, cantori urbani,introversi e contorti delle ansie esistenziali della loro era, la cui musica ribolle di umori depressi e di debolezza. Uno standard di suoni, quello ottenuto in questo disco, che altre band non sarebbero riuscite a mantenere con così costante inquietudine, ma anche con dedizione. Le premesse nella costruzione del disco avrebbero portato altri a mollare il progetto. Continui cambiamenti di rotta. Produzioni non azzeccate. Registrato in ben 4 differenti studi di registrazione – LA, SF, Hollywood ed infine NY con il magistrale Kurt Ralske ( mr. Ultra Vivid ) Ma non finisce qui. Quando tutto sembrava fatto la casa discografica decide di non lanciarlo. E via di corsa verso un’altra etichetta ( Beggars Banquet ) Praticamente una impresa omerica,una Odissea vera e propria. Un lavoro che non ha premiato gli Swell. Un lavoro che nel millennio in cui è stato concepito non ha ricevuto la giusta ricompensa. La frenesia che ci accompagna nell’ipermodernità, non lascia spazi per riflettere così come il disco impone. Ma affrontiamo in profondità il disco. Too Many Days Without Thinking del 1997 e` un'opera valida ed eccentrica, adulta e commovente. Freel è uncantautore dal carattere di Mark Kozelek (Red House Painters) e Mark Eitzel (American Music Club). Il trio che l'accompagna e` degno erede della tradizione del folk-rock psichedelico di San Francisco, (Jefferson Airplane in primis), con in piu` una ricercatezza stilistica degna di un musicista classico. Ricco di spezie country e blues, danneggiato da sottili graffi elettrici, e venato di ritmiche imprevedibili, il sound si innalza in soluzioni armoniche e seducenti. Il tono medio del disco e` rappresentato da cantilene stralunate alla Syd Barrett, come Fuck Even Flow e The Trip con cambiamenti d'umore annessi. Throw The Wine si trascina per un po' in uno shuffle ondeggiante; When You Come Over conduce una melodia innamorata sul filo del rasoio tra scarno e bizzarro; What I Always Wanted e` una ballata dimessa, cantata sottovoce e suonata in maniera barocca, come avrebbero fatto i primi King Crimson. Sunshine Everyday chiude l'opera in maniera impressionista, giocando sui contrasti fra il canto in trance e la cadenza concitata della batteria. Degni eredi della tradizione folk-surreale, gli Swell hanno proiettato nella canzone d'autore un'insolita capacità scenografica. Peccato aver perso le loro tracce.
Buon ascolto
Giamp