mercoledì 23 febbraio 2011

THE BUILDERS AND THE BUTCHERS - Dead Reckoning



Così come quando stai per ascoltare una band che arriva da Athens in Georgia, hai paura di sentire dei nuovi REM (che poi non è necessariamente un male) a prescindere dalla musica che fanno, se dici Portland, Oregon, il pensiero corre dritto sugli spartiti dei The Decemberists. E questo genere di comunanza terrena, a volte, può essere un problema, se, come nel caso di questi The Builders and the Butchers, produci quel folk contemporaneo che tanto mi piace, con il rischio che il pregiudizio (che è sempre dietro l'angolo, e spesso si nasconde molto male) condizioni l'ascolto di qualsiasi cosa. Per fortuna loro, i The Builders and The Butchers sono riusciti ad evitare l'incombente paragone con Meloy & co. E pensare che questo Dead Reckoning è già il loro terzo album, un Signor terzo album, eh! Registrato in presa diretta in otto giorni senza l'aggiunta di overdubs e/o altre diavolerie simili, se non di successive parti di violino. Il cantante Ryan Sollee, a proposito del concepimento del disco ha detto "come i precedenti lavori abbiamo seguito poche idee guida: il rapporto padre/figlio, gli inizi del '900 in America, il bene e il male, vizi e religione. In questo album ho pensato molto alla fine del mondo, ai tempi bui che stiamo vivendo e ai sentimenti che il mondo sta provando; un'esperienza non molto diversa da quella vissuta nel 1930 in America. Ho pensato al modo di fare musica in quegli anni ed è stata fonte d'ispirazione per queste canzoni". Musicalmente, tutto il disco, è tenuto in piedi da una spina dorsale totalmente acustica (chitarre, dobro, violini e percussioni) e trascinata dalla bellissima voce del cantante Ryan Sollee che spinge l'album nei territori più dark del folk e del blues. Forse alla lunga paga una certa compattezza che a volte rischia di sfociare in ripetitività (leggi noia), ma i vertici toccati dall'iniziale I Broke The Vein, Lullaby, la delicata All Away, Cradle in The Fire e la conclusiva Family Tree, ripagano ampiamente le aspettative. Quanto prima andrò a recuperare anche il precedente Salvation is a Deep Dark Well, dal quale vi posto il video della bellissima Golden and Green. Hanno detto di loro: "Their sound takes you to the turn of the century – a band of gypsies traveling town to town playing in a tent revival show, fronted by Sollee as some sort of warped preacher..." Sottoscrivo. Tra Dylan, Violent Femmes e il "buio" dei primi 16 Horsepower, del Rev. David Eugene Edwards. Buon ascolto.

lullaby (da Dead Reckoning)


golden & green



Barcelona (da Salvation is a Deep Dark Well)

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